M. Bisotti
Rilesse la lettera più e più volte. Non riusciva proprio a capirle, quelle parole. Una parte del suo cervello si rifiutava di tradurre quei segni grafici in concetti, in significato. Perché no, non se l’aspettava una lettera così!
Ripiegò sull'acqua minerale, prese il bicchiere e lo riempì fino all’orlo, per poi svuotarlo quasi in un sorso. Ma l’acqua non riuscì a soddisfare la sua sete, quella sua arsura che proveniva dall'anima.Riprese la lettera in mano, la rilesse. “Certo che ognuno si canta la canzone che vuole cantarsi” ripeté dentro di sé, ricordando un’espressione di sua nonna. “Discussioni??? Non abbiamo mai litigato, ci siamo confrontati, vero, ma in quale rapporto non ci si confronta??? Cosa ci posso fare se io credo nelle mie idee e le porto avanti con passione??? Sostegno, chiavistello??? Ma chi ho avuto accanto per tutto questo tempo vissuto insieme??? Questo qui non ha capito proprio nulla di me!!! Oh sì, che se lo tenga Laura!!!”.Cercò di consolarsi al meglio che poté, anche se quel dolore sordo, in mezzo al petto, proprio non voleva andare via.
Sorrise quando ripensò a Giacomo che cercava, imprecando, di togliersi le spine che gli si erano conficcate sul palmo della mano quando, nel tentativo di allungarsi sulla sedia, aveva urtato contro la piantina di cactus posta sulla gerla, facendola cadere a terra.Ripose la lettera, si avvicinò al mobiletto all’angolo, scelse il vinile e collocò il disco sul piatto del vecchio giradischi, infine posizionò con cura la puntina. La voce calda e roca dell’eterno giovane Jim si sparse nell’aria, insieme alle note di Strange Days. Aprì la finestra, stese le braccia verso le prime ombre della notte e respirò a pieni polmoni quella aria calma, immobile, satura del profumo intenso della zagara che sonnecchiava sul terrazzo
Strange days have found usStrange days have tracked us downThey're going to destroyOur casual joysWe shall go on playingOr find a new town
Yeah!