Strategie di sopravvivenza

Creato il 12 maggio 2011 da Elettra

Il mare – che è bisogno e dipendenza – è in città ma è lontano e chiuso da cemento, varchi d’imbarco e porti, il tempo è ancora poco, le cose da fare ancora molte e allora percorro la scala di ferro che dal nostro ultimo piano porta al terrazzo del palazzo e la bellezza misura 360 gradi tra il duomo vicinissimo ed enorme, la certsosa infuocata dalla luce di maggio, Capri adagiata nel golfo, i palazzi grigi e di vetro del centro direzionale. Gli altri tetti popolati da chi come me si gode il vento e il sole che picchia.
Un’oretta e tornare in casa con il colorito dei primi raggi sulla pelle.
“Quando finisci andiamo a bere una cosa?” O è lui al telefono o le amiche. La risposta è sempre sì, perché piazza Bellini o San Pietro Majella brulicano di persone e l’aria è dolce, troppo, per tornare a casa. E giochiamo a vivere in una città normale. Alcuni cocktail costano ancora poco e più forte della paura dei vicoli è l’incoscienza, ma soprattutto la voglia di poter vivere ogni tanto senza pensieri e poter dire, “Tranquille, torno da sola”.


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