Da anni la Street Art a Napoli è una risposta al degrado e ai problemi sociali che tengono la città stretta al collo, impedendole di respirare e di svolgere in pieno il suo compito, quello di capitale dell’incontro di genti di tutto mondo, dell’arte, della cultura, del bello. Gli street artists hanno il merito di saper sfruttare le crepe nei muri, gli intonaci che si sgretolano, porte e saracinesche grigie, per creare opere d’arte che fermano i passanti, i quali scattano foto e riflettono sul messaggio che l’artista ha voluto mandare.
Da qualche settimana al centro di Napoli, si vedono dipinti sui muri all’altezza delle caviglie dei passanti alcuni cuori, piccoli graffiti firmati da ·K. Si trovano nella zona di Piazza del Gesù e in Via San Sebastiano, la “strada della musica”, e sono per me alcuni dei più belli seppur molto piccoli, perché in quell’omino che cerca di afferrare Napoli o la parola “EXIT” ci vedo il bisogno d’amore che ha questa città, l’amore che è l’unica via d’uscita. La “città dell’amore” di Matilde Serao oggi più negli altri secoli di vita, che formano quasi tre millenni, non può che risorgere grazie ai suoi figli, quelli che la amano dovunque vivano e siano nati, quelli che soffrono e sentono una pugnalata ogni volta che qualcuno ne parla male ingiustamente, la ignora, la fraintende, non si sforza di capirla; ogni volta che vede una carta a terra, sente il rumore del vetro che si frantuma in strada, guarda una chiesa ed edifici storici in decomposizione, assiste ai soprusi di chi dovrebbe proteggerla. Napoli non ha mai negato il proprio amore a nessuno, e adesso ha bisogno del nostro: diamoglielo.