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Il mio primo incontro con la vita culinaria danese è avvenuto nel marzo 2012, quando appena toccato il suolo dell’aeroporto di Kastrup, recandomi nella zona ritiro bagagli, ho annusato un invitante profumo di wurstel piastrati. Mettendo in funzione a pieno regime il mio tartufo tra una sbalordita folla di omaccioni alti e biondi che non capivano perché girassi tra i loro bagagli col naso all’insù e le narici gonfie di quella nuova aria, ho raggiunto una postazione fissa di preparazione di hot dog, localmente noti col nome di pølser.
La scintilla ormai era scoccata, mia moglie era stata abbandonata al nastro bagagli, le mie pupille erano dilatate, la salivazione aveva raggiunto livelli fantozziani ed io facendomi largo tra donne panciute e ragazzini dai capelli unti, con un esile filo di voce chiesi al gentile venditore di porgermi un fransk hot dog ripieno di senape ed ecco… la prima frase, in inglese, detta in questa terra straniera era rivolta ad un perfetto sconosciuto danese per ottenere del cibo… oramai avevo rotto il ghiaccio con la Danimarca.
Dopo quel primo incontro, tante altre volte ho recidivamente commesso lo stesso peccato. Non c’è street food che tenga e probabilmente questo è l’unico vero street food presente nella nazione, diffidate dai vari cinesi che vi propongono i “China in a box” o le miriadi di kebabbari, se dovete farvi del male o volete solo appuntarvi lo stomaco raggiungete il più vicino Pølsevogn.
Pare che tra il 1910 ed il 1920 qualcuno ebbe l’idea di far evolvere lo smørrebrød, il classico sandwich “esploso” alla danese, e di mettersi per strada con un carrettino a vendere Rødpølser, il tipico wurstel rosso. Fino agli anni 70 e 80 i gabbiotti semoventi, trainati a mano o con la bici o un motorino per i venditori più abbienti e imprenditorialmente avanzati, ebbero un grande successo commerciale, avere la licenza di un Pølsevogn era un po’ come riuscire ad avere la licenza per un taxi.
L’hot dog alla danese viene servito anche lui in versione “esplosa” come lo smørrebrød, sarà che in Scandinavia hanno un po’ la passione del comprare gli oggetti in pratici kit con le istruzioni e successivamente montarseli da soli in stile Ikea. Su un piattino di cartone vengono messi la salsiccia, le salse ed il pane.
Solo il fransk hot dog ha una configurazione bella e pronta, viene servito in un pane tipo baguette bucato nel mezzo in cui inserire le salse e il salsicciotto rosso. La mia fonte racconta che fino ai primi anni 80, quando ancora il pølser aveva il monopolio del mercato street food e le prime “pizzarie” dovevano ancora nascere, il condimento ideale era costituito unicamente da cipolla fritta o fresca e cetriolini, successivamente appunto per arginare la concorrenza i venditori hanno iniziato a proporre altre varianti di pane, salse e wurstel.
La concorrenza ha insomma un po’ snaturato il prodotto originale, un po’ come le pizzerie italiane all’estero che spinte dalla smania di voler proporre prodotti nuovi, hanno iniziato ad inventarsi oscenità del genere calzone ripieno di pasta alla carbonara, roba da arresto.
Non avete un rivenditore sotto casa? Niente paura, in tutti i supermercati si possono acquistare salsicce di tutti i colori, consistenze e dimensioni, pane da hot dog e per preparare il fransk hot dog, cetriolini, cipolle fritte sminuzzate e salse: maionese, ketchup, salsa chili, senape e, una su tutte, la remoulade.
Ma qual è il miglior accompagnamento liquido per un pølser? Sarà forse una Tuborg? Una Carlsberg? Una snaps? Ebbene, contro ogni possibile previsione, la bevanda più bevuta dai danesi in abbinamento a questo cibo veloce è il Cocio, una bevanda a base di latte e cacao. Peccato che non sia sempre facile trovare una toilette pubblica affianco ad un Pølsevogn.
In conclusione, lo street food approvato dal sottoscritto è il pølser, e come me la pensano i danesi disposti a comprarne circa cento milioni di pezzi all’anno… un motivo ci sarà! Velbekomme!
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Autore: Zeno P. zenopalmieri @ libero . it
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