La giornata dell’uomo moderno, ma soprattutto della donna moderna, è ricca di continue fonti di stress che, alla fine della giornata, ci lasciano esauste e un po’ esaurite.
Chi deve ricoprire, nell’arco delle ventiquattr’ore, svariate mansioni, oltre a quelle canoniche di moglie, madre e lavoratrice, che richiedono molteplici competenze e specializzazioni come (per esempio) taxista, cuoca, infermiera, badante, consulente economico, insegnante, elettricista, psicologa, esperto informatico e angelo del focolare rischia di ritrovarsi stremato e in preda ad una dilagante frustrazione.
Come se non bastasse ci sono mille piccole situazioni quotidiane che contribuiscono ad accentuare lo stress e che, almeno per quanto mi riguarda, sembrano irrimediabilmente senza speranza:
- Il bucato monocolore, nonostante l’acchiappacolore che, nei momenti topici, non acchiappa (da notare che i colori sono quasi sempre tinte pastello poco adeguate agli indumenti e alla biancheria dei maschi adulti di casa)
- L’acqua della pasta che non bolle mai, ma soprattutto quando ho fretta
- Il latte nel bricco che bolle proditoriamente, deborda e inonda il piano cottura a cui aderisce con una tenacia degna di miglior causa.
- I calzini spaiati (ne ho una collezione)
- Il sale della lavastoviglie che finisce sempre quando l’utile elettrodomestico è stracarico di piatti e pentole unte.
- Le batterie della fotocamera che si esauriscono al cospetto di un tramonto da urlo.
- La inspiegabile sparizione della ricetta di quella torta che mi veniva così bene e di cui non ricordo assolutamente gli ingredienti.
- Le ciabatte che si imboscano quando rientro a casa con un paio di scarpe scomode.
- Il cellulare introvabile mentre squilla (però quando smette lo trovo subito).
- Le chiavi di casa che tintinnano nella borsa, ma non si lasciano afferrare.
Lo so, si tratta di piccoli inconvenienti a cui potrei rimediare con un po’ di ordine e metodo, ma forse anche questo sarebbe fonte di ulteriore stress.