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“STRONZATE. Un saggio filosofico” – Harry G. Frankfurt

Creato il 12 agosto 2011 da Temperamente

“STRONZATE. Un saggio filosofico” – Harry G. FrankfurtÈ risaputo che molti personaggi pubblici siano degli inguaribili pallonari, maestri nel dire il falso anche dinanzi a milioni di persone. Ma un problema più grave affligge il filosofo morale Harry Frankfurt: nei nostri tempi non si bada più al valore di verità delle proprie e altrui asserzioni perché a venir meno è l’interesse stesso per gli effettivi stati di cose. Scopo del saggio non è mettere alla berlina chi conosce la verità e la nega, perché altra cosa è vaneggiare, parlare a vanvera, senza conoscere i fatti e senza nemmeno incomodarsi per conoscerli (sia pure per falsarli). Ovvero, dire stronzate. «Quando caratterizziamo un discorso come “aria fritta”, implichiamo che dalla bocca di chi parla esca solo vapore. Il suo discorso è vuoto, senza sostanza o contenuto» e il parlante che fa un tale uso del linguaggio non comunica più informazioni che se espirasse soltanto. Questo passo mi ha fatto pensare ai barbari, detti così per la grossolanità dei loro discorsi (in greco bar-bar-os è appunto “il balbettante, il blaterante, chi fa bla-bla”). E, a suo modo, anche Frankfurt lo dice: «chi spara stronzate è per natura rozzo».

Ma peggio ancora che dire stronzate è farle. E così la parte centrale del saggio è dedicata a una quartina di Longfellow presa a motto da Wittgenstein: «Negli antichi tempi dell’arte/i costruttori lavoravano con la massima cura/ogni parte minuscola e invisibile,/perché gli dèi sono ovunque». Ecco, nel mondo antico gli artigiani lavoravano con attenzione, curando ogni aspetto della loro opera e non concedendosi scappatoie neppure con quei particolari che non sarebbero stati visti da nessuno, in quanto dovevano rispondere innanzitutto alla propria coscienza. Nel nostro tempo, invece, abbondano opere scadenti che, frutto dell’incuria e dell’eccessiva autoindulgenza, vengono realizzate con la massima superficialità e imperizia (mi vengono in mente certi editori). Non essendo finemente lavorate, ma semplicemente espulse come uno stronzo, tali opere costituiscono dunque dei prodotti escrementizi, delle cacate.

Per Frankfurt un tempo non c’erano stronzate. Vorrei però far notare che già Aristotele si occupò della negligenza, la “colpa per omissione”, distinguendola dalla colpa intesa come “pienezza malefica”. Chissà, forse è per questo che, come rileva Frankfurt, l’atteggiamento verso le stronzate è spesso indulgente, persino benevolo. Si guarda alla negligenza come a qualcosa di lieve che non comporta chissà quale tragedia, eppure sempre Aristotele la indicava come hamartia, un termine che comunemente designava l’errore ma il cui significato oscillava da “piccolo difetto” a “tragica pecca”… Insomma, si tratti di una colpa piena o di una leggera omissione di dovere, la negligenza non produce mai nulla di buono.

Stronzate è un libro importante, che celebra l’impegno e condanna il permissivismo, la noncuranza e il lassismo di chi «cerca sempre, in un modo o nell’altro, di passarla liscia». Mentre lo leggevo pensavo ai Greci, il cui modo di fare politica, insieme etico e tecnico, si basava sul “dialogo” fra le diverse parti del corpo sociale. Essere politici, insegnano i Greci, non significa soltanto legiferare o intraprendere la carriera di politico, perché “politico” è in primo luogo chi sa far bene il suo lavoro (mica come certi editori). Se il fabbro fabbrica, il medico medica e il giudice giudica, allora anch’essi sono politici. Platone chiamava “temperanza” la virtù che fornisce la misura del proprio sapere e delle proprie competenze. Ovvero: è bene che ognuno faccia quel che sa e lasci fare ad altri quel che non sa. Pensateci su, perché questa non è una stronzata.

Andrea Corona

Harry G. Frankfurt, STRONZATE. Un saggio filosofico, Rizzoli, Milano 2005, 62 pp., 6 euro


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