Naturalmente, anche a livello internazionale, molte testate giornalistiche parlano del sanguinario attacco alla sede di Charlie Hebdo mostrando su prime pagine e homepage le immagini dell’uccisione dell’agente di polizia. Immagini di impatto sul lettore, utilizzate per fare leva sulla sua emotività e catturarne l’attenzione in modo più efficace.
Peccato, perché le alternative erano e sono moltissime. Anziché cedere alla strumentalizzazione mascherata da diritto di cronaca, ad esempio, sarebbe stato sufficiente attingere alle copertine della rivista e dare a molti lettori – soprattutto a coloro che da ieri ne leggono e parlano senza nemmeno capire cosa sia realmente accaduto – l’occasione di iniziare a conoscere e capire meglio l’entità della vicenda. Dico “iniziare a capire”, perché al momento la verità su cosa abbia spinto quelle persone a causare una simile tragedia è intuibile, ma non è affatto stabilita.
Naturalmente quella del sensazionalismo è solo la forma più immediata di strumentalizzazione di questa vicenda, a cui si agganciano e agganceranno altre categorie, con argomentazioni più subdole e altri fini.