E’ la rabbia la benzina che continua ad alimentare la protesta degli studenti baresi che questa mattina hanno occupato lo Scacchi, il Socrate, il Salvemini e l’Euclide. ”Abbiamo cominciato con assemblee autoconvocate – spiega Nicolò Ceci dell’Uds Bari – e poi abbiamo deciso di occupare”.
Gli studenti sono stati raggiunti dai docenti e insieme hanno discusso sul da farsi: continuare le occupazioni oppure proseguire con le assemblee per discutere i temi al centro della protesta.”Tra questi c’è il pdl Aprea – spigano gli studenti - con cui si vuole togliere ogni potere alla componente studentesca: con l’eliminazione della rappresentanza, si vogliono imporre dall’alto metodi di valutazione quali l’Invalsi, che anulla la,cpaxita critica dei docenti”. Inoltre ”si vogliono far entrare i privati nelle scuole, motivando questa scelta con il continuo taglio dei finanziamenti pubblici”.
Un taglio che, secondo gli studenti, ”mette a repentaglio la incolumità stessa di alunni e professosi: il 70% delle scuole pugliesi – spiegano – non è a norma e c’e’ un bisogno vitale di ripristinare i fondi per la sicurezza degli edifici scolastici”. Proprio qualche giorno fa una studentessa del Socrate è finita in ospedale dopo essere stata colpita da alcune piastrelle chensimsosno staccate all’improvviso dal muro. Mentre all’Istituto Giulio Cesare, dicono gli studenti, ”quando piove fuori, piove anche dentro la scuola”.
Per questo gli studenti ritengono ”necessario riappropriarsi dei luoghi della formazione e caratterizzarli con i nostri contenuti e le nostre rivendicazioni. Diventa essenziale parlare di saperi liberi, di didattica alternativa e commissioni paritetiche, di diritto allo studio, per iniziare a costruire un’alternativa concreta e costituire il cambiamento che vogliamo vedere nelle nostre scuole”.
”Noi – sottolineano – crediamo che ci siano altre strade possibili oltre quella della privatizzazione intrapresa dai vari governi, e siamo per questo in prima linea nel modificare l’esistente e creare scuole e città differenti, affermando il protagonismo attivo degli studenti”.
”Una scuola occupata – continuano – è infatti una scuola nella quale non esiste qualcuno la cui voce conti più di altre, è una scuola davvero democratica e aperta: non si tratta di chiudersi dentro i propri istituti ma di renderli spazi di partecipazione per tutti. Una scuola occupata è una scuola liberata, un nuovo spazio nel quale affermare la nostra volontà di invertire la rotta e dirigerci verso una società che metta la conoscenza e i saperi liberi al centro”.