Photo credit: Rete Studenti Massa / Flickr / CC BY-SA 2.0.
Gli studenti in piazza contro il Governo. Gli studenti si sono mobilitati per manifestare in oltre 80 città italiane, per protestare contro il degrado e l’abbandono a se stesso della scuola e dell’intero sistema dell’istruzione pubblica. Lo slogan dell’iniziativa è “non c’è più tempo” e ben si adatta alla richiesta pressante che viene fatta per finanziare urgentemente un settore pubblico che più di tanti altri ha sofferto di continui tagli ai finanziamenti e che più di altri è importante e strategico per un Paese che guarda al futuro e quindi finanzia la formazione delle sue nuove generazioni. Le associazioni studentesce che hanno aderito all’iniziativa di protesta sono l’l'Unione degli Studenti, la Rete della Conoscenza e Link Coordinamento universitario. I concentramenti degli studenti sono iniziati nelle piazze italiane vero le ore 09.00. Roberto Campanelli, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Studenti sottolinea come “da anni ormai sappiamo che il sistema scolastico Italiano è negli ultimi posti di ogni statistica OCSE, sempre più definanziato e provato da 10 anni di politiche di austerità”, “Non c’è più tempo da perdere con le politiche di austerità. Da parte dell’attuale governo non c’è stata nessuna reale inversione di tendenza. Mentre alla scuola pubblica e al welfare vengono destinate poche briciole si sceglie di continuare a sprecare risorse per le spese militari, le politiche di respingimento dell’immigrazione, la tutela di speculatori e dei grandi patrimoni”. “Vogliamo una legge nazionale sul diritto allo studio che garantisca a tutti la possibilità di frequentare la scuola”, spiega Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi. Il decreto-scuola, dall’ambizioso titolo “l’istruzione riparte”, approvato lo scorso 9 settembre dal Consiglio dei ministri e adesso in Parlamento per la conversione in legge, “è assolutamente insufficiente”, nonostante i 15 milioni stanziati. Tensioni a Cagliari tra gli stessi studenti, che si sono divisi in due tronconi denunciando uno “infiltrazioni fasciste” e replicando l’altro con un “siamo tutti uguali”. A Torino invece gli studenti in piazza sono stati affiancati da un centinaio di rifugiati che vive da alcuni mesi nelle palazzine ex Moi.