Uno dei più importanti tra questi studi analizzati è apparso sul “Medical Science Monitor” nel 2004, dove è stato mostrato che il 65% delle donne americane che hanno abortito è vittima di sintomi multipli associati a “Disturbo Post Traumatico da Stress”. In un altro studio si rileva che le donne dopo 8 settimane dall’aborto soffrono per il 44% di loro di disturbi nervosi, il 36% problemi di sonno, il 31% è pentita della sua scelta e all’11% sono stati prescritti farmaci psicotropi. Altri disturbi riscontrati (definiti “minori”) sono stati: infezioni, sanguinamento, febbre, dolore addominale cronico, disturbi intestinali, vomito. Tra quelli “maggiori”: perforazione uterina, mortalità, convulsioni, perdita di protezione contro il cancro al seno, sanguinamento e lesioni cervicali.
D’altra parte, ha dichairato il Dr. Reardon, dal 1980 i professionisti della salute mentale hanno cominciato a trattare un numero sempre crescente di donne con difficoltà mentali ed emotive a seguito dell’aborto. Amy Sobie, portavoce dell’Elliot Institute, ha dichiarato: «l’aborto continua a uccidere le donne. Può essere legale, ma non è sicuro». Ha argomentato la sua affermazione spiegando che le principali riviste mediche hanno segnalato un alto tasso di mortalità associato all’aborto e tassi di suicidio 7 volte maggiori. Inoltre, la ricerca ha anche collegato direttamente con l’aborto indotto l’abuso di sostanze, la depressione, l’infertilità e il divorzio. Infine, mentre il 90% delle donne che abortisce dice di non avere informazioni sufficienti, l’83% ha ammesso che avrebbe continuato la gravidanza se avesse ricevuto un sostegno.
Amy Sobie ha quindi concluso: «gli studi dimostrano che le donne che hanno avuto un aborto non supportano i gruppi pro-aborto. Sanno sulla loro pelle che l’industria dell’aborto ha fallito».