A Milano, in viale Crescenzago, una ragazza diciottenne chiama il 112 terrorizzata: il compagno della madre la minaccia con un taglierino, ma basta poco alle autorità per scoprire che dietro questo episodio si nascondono anni di celate violenze, soprusi, minacce e persino un bambino dato alla luce dalla giovane nel 2013. Il responsabile, Raul Felipe G., è un quarantatreenne con precedenti penali, da anni fidanzato della madre della vittima, trasferitasi con la figlia dall’Ecuador e complice omertosa dell’operato dell’uomo. Agghiacciante la storia della ragazza che è stata costretta alle violenze sin dall’età di 12 anni, che si aggiunge nelle tante testimonianze di stupri o percosse nei confronti delle donne, in Italia, dove i dati divengono sempre più preoccupanti e, nella maggioranza dei casi, è l’omertà di familiari, in particolare delle madri, a mettere a rischio la vita di tante giovani donne vittime di violenze.
Secondo dati statistici, in Italia avvengono 3 stupri al giorno e anche questo 2014 è cominciato nel “segno della violenza”, tanto che urge adottare una politica che spinga le vittime, spesso e volentieri plagiate dall’aggressore stesso, a denunciare la vicenda alle autorità e a confidare nella giustizia dello Stato. Eppure, prendendo in esempio una città popolosa Milano, non sono sufficienti i poster dello spot “anti-violenza” su un gran numero di mezzi di trasporto o per strada, affinché tante donne si decidano a “tradire” il proprio stupratore, spesso compagno di vita o membro della famiglia. E’ impellente, tuttavia, mobilitarsi per una ferrea educazione al rispetto verso le donne, di cui troppo spesso si fa menzione solo “a parole”, e che tutti gli uomini dovrebbero attuare.
di Eleonora Leggieri
Tags:donne,Raul Felipe,violenza