Dan Ettinger prosegue in questo mese gli appuntamenti della sua prima stagione come Chefdirigent degli Stuttgarter Philharmoniker. Il primo dei due concerti previsti in febbraio era dedicato a musiche di Mozart e Richard Strauss, con la partecipazione solistica di Lilya Zilberstein. Il concerto alla Liederhalle è stato preceduto da un’ esecuzione tenutasi alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano. Anche in questa occasione la sala era quasi completamente piena e la serata ha fatto registrare un notevole successo di pubblico. Un’ ulteriore prova dell’ interesse che il lavoro del direttore israeliano sta suscitando nell’ ambiente musicale di Stuttgart per la qualità delle scelte artistiche e l’ intelligenza nell’ impaginazione dei programmi. In questa serata comunque uno dei principali motivi di richiamo era senz’ altro costituito dalla presenza di Lilya Zilberstein, la cinquantenne pianista moscovita formatasi alla prestigiosa scuola del Gnessin Institut e lanciata alla ribalta internazionale nel 1987 dalla vittoria nel Concorso “Ferruccio Busoni”, a cui fecero seguito una serie di trionfali debutti in tutte le sale da concerto più prestigiose del mondo. La Zilberstein, che dal 1990 risiede in Germania e in questi ultimi anni ha aggiunto alla sua attività solistica un intenso lavoro nel campo della musica da camera con partners illustri come Martha Argerich e Maxim Vengerov, tornava a suonare insieme con gli Stuttgarter Philharmoniker a distanza di tre anni dalla sua ultima serie di esibizioni. Per questo ritorno, la pianista russa ha scelto la Burleske in re minore di Richard Strauss, composizione risalente agli anni giovanili del musicista bavarese e caratterizzata da una scintillante scrittura vituosistica che in generale evoca influssi di stile chiaramente mutuati da Mendelssohn e Brahms. Il lavoro era stato ideato per Hans von Bülow, che però rifiutò di eseguirlo adducendo rilievi negativi sulla struttura generale. Anche l’ autore stesso ebbe in seguito modo di giudicare severamente questa sua opera giovanile definendola addirittura come “reinen Unsinn” e “miserabel instrumentiert” dopo la prima esecuzione pubblica, tenutasi ad Eisenach il 21 giugno 1890 con Eugene d’ Albert come solista. Per l’ ascoltatore di oggi il brano, che inizia con un assolo dei timpani quasi ad evocare l’ apertura del Concerto per violino di Beethoven, presenta comunque diversi motivi di fascino per la qualità delle linee melodiche e la scrittura della parte pianistica che offre al solista l’ opportunità di mettere in mostratutto il meglio del suo virtuosismo.
Foto ©associazionemusicalelucchese.itAvevo ascoltato Lilya Zilberstein diverse volte in Italia, all’ epoca delle sue prime affermazioni e,dopo diversi anno, ho ritrovato intatta la sua classe, che è sempre stata quella di una concertista di altissimo rango. Il suono della Zilberstein è sempre magnifico per qualità ed espansione, governato da una tecnica sovrana che permette alla pianista moscovita di sfoggiare una paletta timbrica varia e raffinata unita a un controllo del virtuosismo esemplare nella resa scintillante dei passi di agilità. Una prestazione assolutamente esemplare sotto tutti i punti di vista, splendidamente sorretta da un Ettinger attentissimo nel graduare le sonorità orchestrali in sintonia con il suono della solista. Lilya Zilberstein è ancora una delle figure preminenti nel panorama pianistico della nostra epoca, sicuramente in grado di regalarci altre grandi prove nei prossimi anni.
Il resto del programma, come avevo accennato all’ inizio del post, era dedicato a musiche mozartiane. Dan Ettinger ha scelto per questo concerto le due Sinfonie in sol minore del compositore salisburghese, la K. 183 e la celeberrima K. 550. Nella prima, la cosiddetta “piccola Sinfonia in sol minore” scritta da Mozart nell’ ottobre del 1773 a Salzburg poco dopo aver terminato la stesura del Lucio Silla, il direttore israeliano ha scelto un taglio interpretativo decisamente interessante nella sua drammaticità asciutta e nervosa, con un’ attenta sottolineatura dei chiaroscuri dinamici e un suono della sezione archi molto pulito, quasi senza vibrato. Nella celebre Sinfonia K. 550, uno dei brani più conosciuti in assoluto di tutta la produzione mozartiana, Ettinger ha scelto un suono più pastoso e morbido nell’ impostazione generale e tempi abbastanza rilassati oltre che molto flessibili, con gli Stuttgarter Philharmoniker che hanno messo in mostra una bella omogeneità timbrica a dimostrazione dei buoni risultati che il quarantaquattrenne maestro sta ottenendo nel suo lavoro di sviluppo del complesso. Attendiamo con curiosità i prossimi concerti di Dan Ettinger qui a Stuttgart, che come ho gia detto stanno ottenendo anche un notevole successo dal punto di vista della presenza di pubblico.