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Su certi aspiranti scrittori

Creato il 21 marzo 2013 da Altovolume
Illusi, arroganti, modaioli.
Su certi aspiranti scrittoriDa un po' di tempo a questa parte ho l'impressione che gli aspiranti scrittori siano quintuplicati.
Magari sono solo io che me ne accordo adesso, il web riserva sempre infinite sorprese, però ho notato che anche tra le mie conoscenze sono sempre di più le persone che mi dicono tutte contente e molto orgogliose "sto scrivendo un libro" oppure "ho scritto un libro e adesso lo invio alle case editrici così mi pubblicano" o ancora "la mia vita è così divertente che credo proprio che scriverò un libro, farà sicuramente successo".
Quando mi dicono queste cose io rimango un po' perplessa, storco il naso.
Sembra che scrivere e pubblicare un libro sia diventata una cosa così facile, semplice, naturale: io scrivo e l'editore deve pubblicare, ovvio.
Da quando ho iniziato a studiare seriamente l'argomento (quindi da almeno 3 anni) e a capire i meccanismi dell'editoria ho appreso che scrivere un libro e vivere di rendita di questo sia una tra le cose più difficili ora come ora.
Su certi aspiranti scrittori
Eppure molti aspiranti scrittori (ovviamente mi riferisco ad alcuni: non tutti gli aspiranti scrittori sono così per fortuna) sono convinti che basti scrivere qualcosa, pubblicare in qualche modo e aspettare. Aspettare che il mondo si accorga della sua genialità, della sua originalità, della sua unicità e quindi aspettare il successo, la fama, la gloria...i soldi.
Una volta si sperava di fare l'affarone sposando quella/o ricca/o così, adesso basta pubblicare e "sono sistemato".
Da qualche parte (purtroppo non riesco a ritrovare l'articolo) avevo letto che in questo periodo la scrittura è diventato una specie di conseguenza anche della crisi: dato che molti giovani non riescono ad entrare nel mondo del lavoro (o non hanno voglia, alcuni sono disgustosamente viziati) si buttano sulla scrittura perché credono sia facile: basta avere un po' di tempo e tanta fantasia.

Su certi aspiranti scrittori

Geronimo Stilton, scrittore di successo.
( è un topo)

Quando sento queste persone parlare così io mi domando sempre se facciano sul serio.
Si fanno sul serio.
Scrivono e inviano manoscritti a tutte le case editrici senza informarsi nemmeno se il loro malloppone rispetti il catalogo di tale casa editrice, senza sapere come si pubblica un libro, senza sapere della mole di lavoro degli editori.
La cosa che mi dà più fastidio di tutte è che tutti hanno sempre dannatamente fretta: dopo neanche un mese si domandano perché nessuno risponde, eppure è già  passato un mese.
Come diceva la nonna "la fretta è cattiva consigliera", e visto che codesti aspiranti scrittori hanno tanta fretta ecco che cadono nella rete degli editori a pagamento: i primi a rispondere con tanto entusiasmo e tante lodi.

Su certi aspiranti scrittori

Un editore a pagamento si presenta

Spesso tali aspiranti scrittori cedono alle lusinghe abboccando a tutte le sciocchezze propinate dagli EAP (l'editoria è in crisi, tutti fanno così, il tuo libro è un capolavoro ma devo pagare gli alimenti alla mia ex-moglie...). Dopo si rendono conto di quello che hanno fatto, soprattutto quando si ritrovano con un pacco di capolavori già pagati da vendere a qualcuno.
Ora io apprezzo sinceramente tutta la campagna fatta dal Writers Forum e tutti gli altri blog contro l'editoria a pagamento, perché l'editore e a pagamento non è un editore, ma ultimamente mi è venuto questo dubbio: e se questi fossero un male necessario ? Se aspiranti-scrittori e Eap si meritassero a vicenda ?
Io credo sinceramente che con tutta la campagna che esiste contro l'editoria a pagamento se uno alla fine "cede" solo perché non vuole aspettare o non vuole credere che in fondo non abbia scritto il capolavoro del secolo...ecco uno così merita che l'EAP di turno gli succhi tutto il denaro sangue che ha.

Su certi aspiranti scrittori

Un editore a pagamento in un momento di normale routine

Oggi esiste il web, google...gli strumenti di base per sapere come si pubblica un libro ci sono tutti.
In ogni sito/blog serio che si rispetti che parli di scrittura c'è scritto che l' EAP non è editoria.
Eppure molti pubblicano lo stesso a pagamento e dicono (li ho sentiti con le mie orecchie)  che sanno che è "sbagliato" ma nessun altro glielo voleva pubblicare il loro libro e loro volevano per forza vederlo pubblicato.
- Auto-pubblicarlo no ?  
- Eh no, non è la stessa cosa...
La domanda che poi non ho fatto per non sembrare la solita stronza era:
Ma sei sicuro/a che il tuo libro meritasse di essere pubblicato ? Tanti poveri alberi meritavano di essere abbattuti affinché il tuo romanzo fosse pubblicato e lasciato a marcire al sole nella tua macchina mentre cerchi di sbarazzartene (=vendere a amici e parenti)?
Non l'ho fatta perché secondo me con persone simili non credo serva sprecare ulteriore fiato.
A questo punto mi vien da augurare agli EAP: fate pure! Prendetevi pure tutti questi illusi!
(Io però quei libri non li comprerò mai).

Su certi aspiranti scrittori

Buon lavoro !

Non è finita.
Pensavo di aver visto tutto con aspiranti scrittori che pubblicano coscientemente (e felicemente) a pagamento, che non si domandano quanto valga effettivamente la loro opera.
Poi mi è capitato poi di leggere questo:
Voglio vedere il mio libro tra gli scaffali della Feltrinelli <3<3<3<3<3
(un esempio).
In ogni caso è un pensiero comune a quanto pare, sopratutto tra le aspiranti scrittrici più giovani.
Il nuovo status-symbol è vedere il proprio libro sugli scaffali della Feltrinelli.
E' questa l'aspirazione più grande: la Feltrinelli. Un negozio di una catena di librerie, dove spesso (ma non sempre per fortuna) i commessi sono un po' freddi e poco competenti, dove oltre ai libri trovi tutta la cartoleria, i cd, gli strumenti musicali, le riviste, il cibo di lusso, i souvenir, i poster,  i videogiochi, le borse, le magliette, le cartoline.
Sia chiaro: a me la Feltrinelli piace.
Però mi mette sconforto pensare che vedere il proprio libro lì sia la massima aspirazione di una persona che scrive.
La massima aspirazione non dovrebbe essere quella di trovare qualcuno che creda nel tuo manoscritto per poter così essere letti e apprezzati da qualcuno (dicesi lettori)?

Su certi aspiranti scrittori

Il momento preferito di un libro

Credo di essere troppo dura a volta, lo so.
Il punto è che credevo che gli aspiranti scrittori s...sciocchi fossero relativamente pochi, come questi. Però navigando nella rete e ascoltando i discorsi altrui  (sono una spiona) sto incappando sempre più in gente incapace, ingenua all'inverosimile, senza un briciolo di umiltà che crede che scrivere un buon libro sia come schioccare le dita.
E mi domando come mai ?
Quando è successo che è passata l'idea che tutti possono scrivere ?
Ultimamente mi pare che sia diventata una vera e propria moda.
Forse perché certa editoria non fa che propinarci l'ultimo libro di questo vip o dell'altro ( avete letto i libri  di Emanuele Filiberto ?) e uno -giustamente- pensa: se uno così lo pubblicano, perché non anch'io allora ?
Nella zona in cui abito, Lombardia, stanno spopolando i corsi di scrittura creativa. Dalle città si stanno espandendo fino ad arrivare nei paesi di pianura e di montagna: sedicenti esperti che ti insegnano a scrivere.
E ancora sottolineo che contro i corsi di scrittura creativa di per sé non ho niente, ma mi domando quale valore abbiano effettivamente.
Ho letto quanto scritto su Gamberi Fantasy dove, libro a parte, ci si domandava appunto sul valore dei corsi di scrittura creativa se poi i risultati erano quelli.
( Davide Roma, autore de Il bacio di Jude, Sperling & Kupfer, era il migliore del corso tenuto da Raul Montanari: peccato che il suo libro sia veramente imbarazzante per trama, logica, markette alla Apple, luoghi comuni, luoghi comuni da gggiovani).
Leggere quel post è stata un po' la conferma a quello che penso dei corsi di scrittura creativa: pochi buoni, tanta tanta tanta fuffa, utili per creare contatti, poco utili quando tenuti in luoghi fuori dal "giro" a meno che il docente non sia una persona seria.

Su certi aspiranti scrittori

Esempio di scrittore serio, poco fashion.

Certo tutti possono scrivere ma non tutti possono pretendere di essere pubblicati secondo me.
E non parlo del tema di un libro, ma proprio saper scrivere: se non sai dare un inizio, una fine, caratterizzare i personaggi, dare un senso logico al testo per me non puoi pretendere di essere pubblicato ( o magari puoi se i lettori di quella casa editrice stanno imparando come non si deve scrivere).
Mi sembra proprio che ultimamente un aspirante scrittore ( ma che forse non bisogna più chiamare scrittore) miri soltanto alla pubblicazione fine a se stessa e alla vanagloria, basta.
Quando mi dicono con fare segreto:
-Eh, sai, poi io ....sai, io sto scrivendo un libro! Adesso sono a metà eh...poi magari divento famoso... 
Io rispondo sempre.
- Si beh, come mezza Italia direi. Aspetta e spera.
Se tutti scrivono, chi legge ? Nessuno ovviamente, o almeno, i soliti quattro.
In ultimo, la cosa che più mi dà fastidio è che certa editoria incoraggia questo stato di cose.
A scrittori meritevoli, che trovano rifugio nelle piccole, ne sono sempre più convinta, preferiscono pescare dal mucchio degli illusi, aggiustare in qualche modo il loro deplorevole testo, e lanciarlo come capolavoro-ironico-divertente-controverso-stupefacente-ambiguo etc etc.

Su certi aspiranti scrittori

Scrivere fascette è un'arte

Il mio rammarico è che alla fine io, da lettrice, devo aspettare spesso eoni per leggere qualcosa di buono, cercare bene nel mare magnum delle pubblicazioni.
Mi dispiace sapere che tante case editrici buone hanno pacchi enormi di romanzi-anteprime-capitoli da leggere (spesso spazzatura) prima di poter decidere cosa pubblicare e questo rallenti tutto e renda necessario passare per le conoscenze/raccomandazioni.
Mi dispiace che questi ignoranti continuino ad alimentare il mercato degli EAP in cui ogni tanto incappa anche chi non merita (rari).
Mi dispiace che tanti scrittori che meriterebbero di esser pubblicati devono aspettare anche loro eoni prima di esser presi in considerazione.
A loro mi sento di dire: non mollate.
Su certi aspiranti scrittoriForse un giorno andrà di moda leggere. 

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