Su Dio l’Uomo la Politica
di Iannozzi Giuseppe
1.Amico, non credo che tu dica quello che pensi. Il silenzio ti fa dire molte cose e l’interpretazione che se ne fa è quasi sempre giusta, con uno scarto dell’1 per cento. Sei ancora umano, troppo umano.
2. La gente non ha fame. Non più. Forse ieri aveva bisogno di una verità, anche creata ad arte. Oggi tutto è un teatrino macabro di marionette, di fili, di fili che si annodano, che si spezzano, che si legano sotto l’insegna della più squallida diplomazia (affaristica). Un pasticciaccio brutto, meno di una storia borghese. Bisognerebbe imparare da Marcuse e non da un Dio che se c’è è il più imbarazzante politico che l’umanità abbia mai incontrato sul suo cammino.
3. Il problema è: il 99% dell’umanità non sa più chi sia o cosa sia l’“uomo”, per cui ne consegue che si fa fiera fra le fiere. Prima di scoprire o riscoprire Dio o dio, io sono dell’opinione che si dovrebbe imparare a comprendere l’“uomo”, l’alieno che è intorno a noi e che in noi. Poi dopo si potrà anche pensare a Dio, se c’è chi avrà bisogno di una fede; e non metto in dubbio, sin da ora, che saranno in molti ad aver bisogno di una religione, o di più di una.
4. SCENDE LA NOTTE QUI
MANCA LA FEBBRE E LA FOLLIA,
UN SORRISO AMANTE
O LA COMPLICITA’ DI CHARLIE MANSON
5. Il dorrichismo è una malattia non dissimile dalla niupeppica, anche se è giusto evidenziare che D’Orrico riesce a combinare più guai di altri. I suoi non sono giudizi: sono perlopiù insulti buttati nel mucchio e che hanno una risonanza solo in virtù del suo nome, perché se non venissero schizzati dall’onanismo di D’Orrico nessuno li prenderebbe in considerazione, nemmeno come provocazione. Bisognerebbe capire perché tanti intellettualoidi danno spago a uno come D’Orrico, contribuendo così a farne una firma, superflua. In ogni caso la firma di D’Orrico è clownesca per la critica italiana e per i classici della Letteratura, di cui non ha capito un’acca, forse perché ancora troppo impegnato davanti allo specchio a schiacciarsi i brufoli e poi a nasconderli sotto il cerone!
6. Bere e bere male tanto per il gusto dell’ubriacatura non sta bene. In una osteria che è umile uno ci può pure stare, accomodato alla boia d’un giuda tra canti stonati e chellerine stagionate; ma in una di soli malfamati e al freddo esposta dove il vino è di aceto, spiacente, no. C’è un limite, anche agli amori consumati al buio per il piacere di riconoscere domani un bastardo in più al mondo. Poi a prendere il vizio di farlo nella tromba delle scale il serio rischio sul più bello è un coltello nel budello o alle spalle. Amici miei, il sangue non è il prezzo sull’etichetta d’una bottiglia d’aceto.
7. I pettegolezzi migliori vengono dagli uomini. Le donne non sono ancora abbastanza femmine per partorire una anima e un corpo alla vacuità di pensiero.
8. Come Zeus ce l’ho sempre in tiro. Divino il mio peccare.
9. La sinistra italiana è politicamente sinistra, null’altro.
10. Chi non va a puttane va in chiesa a messa la domenica. E’ poi solo una questione di gusti se stare con una femmina a pagamento o con un prete che ti chiede l’obolo.
11. Ieri l’informazione aveva i suoi grossi vecchi difetti. Oggi ne ha imparati degli altri, nuovi. Immaginare che la stampa possa essere qualche cosa di più di una interessata politica di facciata è illusione. In fondo Dio, se è vero che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, gli ha cagato su una gran faccia da culo.
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