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Su e giù per l’Italia bevendo caffè

Creato il 30 ottobre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’Italia pullula di locali che hanno una storia da raccontare, non foss’altro che per l’età che hanno e, a dirla tutta, per lo più non dimostrano, in un ideale viaggio per l’Italia centrale ci sono almeno tre, ma in realtà sarebbero molte di più, tappe obbligate.

La Baracchina Rossa PHOTOCREDIT Alessio Salvestrini

La Baracchina Rossa PHOTOCREDIT Alessio Salvestrini

Anche se non è nella lista dei locali storici, la Baracchina rossa, all’Ardenza, una frazione di Livorno, merita una visita.A dispetto del nome, non è una semplice baracchina sul mare, ma un vero e proprio monumento, un palazzotto di mattoni rossi in pieno stile Liberty .

Baracchina è il termine con cui i livornesi amano chiamare i bar sul Viale Italia, di fronte al mare, quella rossa, così chiamata per il colore rosso dei muri, appunto, , nasce nel 1897 e, nonostante più che centenaria non ha perso l’aspetto fresco e vivace.

All’epoca della sua costruzione si chiamava Chalet Alhambra ed era un ritrovo per artisti intellettuali e borghesi, i nobili di passaggio o che soggiornavano nelle ville vicine non mancavano di dare sfoggio degli accessori all’ultima moda o delle automobili più moderne all’ora del tè o la mattina dei giorni di festa.Ancora all’inizio del 1900, a cavallo della Prima guerra Mondiale lo Chalet era considerata il luogo di ritrovo per eccellenza della Livorno bene, tanto che la leggenda dice che quando un popolano aveva l’ardire di arrivare al bancone per chiedere un caffè glielo facessero con i fondi.

Se non tutti sanno che il rito dell’aperitivo è nato a Torino ad opera di Benedetto Carpano, sono davvero pochi a sapere che lapatria del Negroni, famoso cocktail a base di bitter vermouth e gin,è un caffè di Firenze,che ora si chiama caffè Giacosa.

E’ il 1927, cuore pulsante dei Roaring Twenties, quando la premiata ditta Giacosa arriva in via Tornabuoni e si stabilì al posto della storica bottega Casoni qui, già era nato ma certo non era ancora conosciuto il famoso drink dal vivace colore rosso rubino. La confetteria divenne ben presto il luogo prediletto per una clientela scelta e raffinata che va dal Principe Ruspoli alle famiglie della Gherardesca, dei Torricelli e dei Corsi: sin da subito il caffè divenne una raffinata e prestigiosa vetrina del bel mondo fiorentino fino al 2001 quando venne chiuso, per un veloce quanto conservativo restauro.

Dopo attenti lavori infatti, lo stilista Roberto Vavalli ha deciso di riaprire il salotto buono aisuoi concittadini. L’eleganza è rimasta quella ovattata di un tempo: i camerieri sembra che non abbiano ceduto il passo al ritmo frenetico che la vita odierna ci impone e non lesinano sorrisi e chiacchiere ai clienti più fedeli. Percorrendo l’Italia a ritmo di caffè non si può tralasciare la Capitale.

C’è qualcosa, a Roma che non abbia una storia da raccontare? Davvero poco. L’Antico caffè Greco apre le porte ai suoi clienti in via dei Condotti dal 1760 e deve il suo nome al fondatore, un certo Nicola della Maddalena che pare fosse un levantino. Ritrovo di intellettuali ma non solo, da tempo immemore, senza soluzione di continuità si riunisce ogni primo mercoledì del mese il gruppo dei Romanisti, antico cenacolo di studiosi ed accademici cultori della città di Roma. Il caffè Greco inoltre, con oltre 300 opere esposte è la più grande galleria d’arte aperta al pubblico. All’inizio del XIX secolo divenne ritrovo di artisti ed intellettuali tedeschi che operavano in Italia ed ancora oggi non è raro, passando dal caffè incontrare pittori ed intellettuali che si ritagliano una pausa dal lavoro.

di Silvia Galli

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