di Rina Brundu. Stamattina correvo, ma un’ultima occhiata alla Home del Corriere.it mi ha permesso di notare un occhiello titolato “Eco a Battista: «I giornali diventati strumenti di delegittimazione del nemico». Mi ha incuriosito lo spazio digitale large-size: manco riportasse l’ultima dichiarazione ad effetto di Renzi!, così mi sono ripromessa di leggere il pezzo la sera. Purtroppo, la sera, l’occhiello era già sparito: google search a memoria e poi finalmente piombo sul fatidico “articolo” adesso opportunamente celato dal sagace redattore di turno.
Scopro così che non di scritto ma di video-intervista si trattava, o quasi. Per lo più si trattava dell’ennesima marchetta editoriale del glorioso giornale che fu della Fallaci e di Montanelli. Nello specifico la “guerra culturale” che stava combattendo l’eroico (e satollo perdindirindina, pareva il premier di questi tempi!), Pierluigi Battista era una presentazione dell’ultimo libro di Umberto Eco “Numero zero”, storia di amore e di coltello tra editori, redattori, giornalisti d’idealità a sinistra e portafoglio a destra, argomento datato in verità.
La video-intervista proponeva il trito e il ritrito che il professore aveva presentato solo poche settimane prima anche da Fazio a “Che tempo che fa”, e a conclusione della stessa pure “l’eletto” Battista ha ricevuto la tanto ambita copia firmata, mentre l’ultima immagine del video inquadrava l’autore-di-nome che si allontanava solingo dentro una sorta di improbabile nebbia artificiale alla stregua di un altro distaccato character maigrettiano. Dissolvenza totale. Fine.
Perché tanto cinismo, scetticismo, con il lavoro di un autore, il professor Eco, che è uno dei pochi autori degni di questo nome che abbiamo attualmente, che è il padre de “Il nome della Rosa” e che è soprattutto un validissimo semiologo? Perché un paio di settimane fa, proprio dopo la “curiosa” intervista faziana, mi convinsi che non avrei letto quel libro: mi pareva insomma che il messaggio che Umberto Eco voleva recapitare al lettore (ovvero che il male è anche costruire un giornale per delegittimare in qualsiasi maniera un avversario), non fosse credibile quando coniato da un autore che aveva senz’altro partecipato a quel genere di battaglie-editoriali in quanto presenza costante tra le pagine dei giornali editi da Carlo De Benedetti durante la sua “privata” gigantomachia con Berlusconi.
Decisi tuttavia di verificarne le vendite, i commenti online dei lettori e di fare i soliti checks virtuali dei nostri tempi: quando andai su Amazon notai che il testo non aveva neppure una review: qualcun altro la pensa come me, mi dissi, poi dimenticai, fino a questa mattina. Paradossalmente, la video-intervista del Battista-arrivato e radical-chic ha avuto lo stesso effetto di quella faziana: no, questo lavoro non lo leggerò! Mai però avrei pensato che il libro (almeno nella sua edizione Kindle), continua a non avere alcuna recensione: dantesca legge del contrappasso o nemesis-sui-generis? Il dubbio mi assilla, ma nel dubbio eviterei di far fare simili “presentazioni” stile era-mesozoica-furbetta nell’era digitale: il silenzio uccide in Rete come nient’altro e soprattutto non guarda in faccia nessuno!
Featured image, Nemesis, by Alfred Rethel (1837) – Second image, cover – Third image, screenshot da Amazon.