Anno: 2012
Nazionalità: Italia
Durata: 80’
Genere: Drammatico
Regia: Giovanni Columbu
Distribuzione: Sacher Distribuzione
Uscita: 21/03/2013
Giovanni Columbu, che con Su Re firma il suo secondo lungometraggio, porta sul grande schermo una Passione di Cristo fuori dagli schemi e dalle aspettative sostituendo il conosciuto e l’atteso con qualcosa di impensato, il contesto storico con uno spazio altro e atemporale.
Le tappe del consueto cammino di Gesù verso la crocifissione vengono ripensate in un luogo e in un tempo diversi: al modo dei pittori rinascimentali italiani Columbu sostituisce la Palestina con la Sardegna, il periodo storico con un’ambientazione fuori dal tempo, anche se semplice e primordiale.
Ma se la cornice colpisce, a stupire è invece il quadro in sé: sono Gesù, Giuda, Giovanni, Maria. E’ l’immagine senza veli della grossolanità dell’ultima cena: delle mani rozze e grasse che afferrano resti di carne alla brace. E’ il labbro storto di questo Gesù poco attraente, senza ventre piatto, occhi celesti e lunghi capelli biondi; sono le rughe impietosamente scolpite dal vento e dal sole sui volti così carichi di voce eppure così lontani dal cinema dei personaggi che popolano il film. Questo film composto di fotografie, di echi di frasi che tornano a cantilena, di scenari desolati e spesso cupi che, nutrendosi della ninfa occulta della lingua sarda, si caricano di un più arcano significato.
Fuggito dall’iconografia tradizionale, Columbu si rifugia nella propria. E non sbaglia.
A sostenere la scommessa del regista innanzitutto questo popolo di non attori che ha voluto giocare a raccontare questa ‘nuova’ versione della storia delle storie.
I personaggi sono infatti tutti interpretati da attori non professionisti e, in alcuni casi, da persone tratte da centri di igiene mentale.
Nelle note di regia, Columbu scrive a questo proposito: “di questi interpreti mi ha molto colpito il modo di partecipare a un accadimento. Assistono rivolgendo lo sguardo altrove o con gli occhi bassi o come rivolti dentro se stessi, quasi che quell’accadimento lo stessero vivendo interiormente”.
Una scommessa, uno studio, una novità.
Particolare la scelta di Columbu, poi, di affidare ad un secondo occhio, esterno e slegato dalla scena, le riprese. Alle redini di questa seconda unità il fotografo e fotoreporter italiano Uliano Lucas, noto per aver ritratto le trasformazioni ndell’Italia negli anni ’60 e ’70.
Questa decisione, così poco convenzionale, ha permesso al regista di ottenere l’osservazione della stessa scena da un punto di vista completamente estraneo, e soprattutto avulso, sciolto dal suo: in definitiva “non già concepito in funzione di quello che sarebbe accaduto”, come spiega egli stesso.
In conclusione, una serie di scelte azzardate e originali concorrono a rendere stra-ordinario l’ordinario, nuovo l’antico!
Dalila Lensi