Lupo mannaro di Lucas Cranach il vecchio, 1512 circa, incisione, Gotha, Herzogliches Museum.
di Michele Marsonet. Si vorrebbe tanto capire cos’aveva in mente il premier Matteo Renzi quando, parlando del dramma dei migranti che sbarcano in massa sulle nostre coste, ha affermato: “Sbaglia chi vive su paure e abbaia alla luna”.
Qual è il senso della frase in circostanze come queste? I dizionari ci dicono che “abbaiare alla luna” equivale a fare cose inutili, senza ragione e senza effetto, come per l’appunto i cani che, nelle notti di plenilunio, latrano alla luna, lanciandole una sfida assurda e priva di contenuto.
Che c’entra, però, tale popolare modo di dire con quanto sta avvenendo? Forse a mo’ di spiegazione Renzi ha aggiunto che occorre affrontare i problemi della globalizzazione poiché “nel mondo d’oggi ci sono tanti che abbaiano alla luna, vivono sulle paure e pensano che l’unica dimensione sia rinchiudersi a chiave in casa. Non è così”.
In linea di massima si può anche concordare sul fatto che rinchiudersi a chiave in casa sia poco opportuno. Ma resta da capire la connessione tra i suddetti sbarchi in massa e la globalizzazione. Quest’ultima è un processo di unificazione dei mercati su scala mondiale, resa possibile dall’innovazione tecnologica, che conduce a una progressiva standardizzazione dei modelli di consumo e – soprattutto – degli stili di vita.
E il dubbio diventa allora ancora più grande. Mi chiedo di nuovo quale sia il nesso di conseguenza logica sussistente tra i barconi che continuano senza posa a riversare migliaia e migliaia di disperati sulle coste italiane (e, in misura minore, greche) e la globalizzazione di cui il nostro primo ministro tesse le lodi.
In realtà a me pare che la mente di Renzi sia assai confusa, e mi sembra pure ovvio il tentativo da parte sua di nascondere con facili slogan a effetto una situazione diventata ormai esplosiva.
Poiché è chiaro che non sappiamo bene dove mettere la stragrande maggioranza dei clandestini, né vi sono ipotesi concrete circa una loro possibile utilizzazione sul territorio nazionale.
L’esodo ha assunto proporzioni bibliche. Vorrei tuttavia notare che non è un caso se i barconi si dirigono quasi tutti verso le nostre coste. Accade proprio perché si è diffusa la convinzione che l’Italia è disposta ad accogliere chiunque, nel senso letterale del termine, senza filtri di sorta. Una sorta di Paese di Bengodi in cui tutto è concesso e nel quale l’accoglienza è senza limiti.
E, a questo punto, penso sia necessario sfatare un tormentone assai diffuso. Pure la nostra, si ripete con insistenza da più parti, è una nazione di migranti. Tra ’800 e ’900 milioni di italiani sono andati a cercare fortuna all’estero, molto spesso trovandola. Anche il sottoscritto ha lontani parenti sparsi in ogni angolo del globo.
Vero, ma si dà il caso che i nostri emigrassero verso Paesi in piena espansione economica e che avevano bisogno di mano d’opera per continuare la loro crescita. Parlo per esempio di Stati Uniti, Canada, Australia, Argentina (che a quei tempi era appunto in grande espansione). Se qualcuno sostiene che l’Italia d’oggi è in condizioni simili si può senza remore pensare che non è sano di mente.
Da noi, ora, persino i connazionali stentano a trovare lavoro e, nonostante gli stimoli della BCE, la situazione non sembra destinata a migliorare (almeno nel breve termine). Il governo invita a non creare paure e allarmi, forse scordando che sono già presenti nell’opinione pubblica. La quale è inoltre preoccupata dal rischio del terrorismo che non è per nulla solo ipotetico.
E’ certamente legittimo mettere sul banco degli imputati l’Unione Europea che, una volta ancora, sta dimostrando la sua inefficienza. Ed è altrettanto lecito mettere in luce lo scarso (per non dire inesistente) spirito di cooperazione di molte nazioni europee. Caso emblematico la Francia, che nei giorni scorsi ha chiuso la frontiera di Ventimiglia lasciando la polizia italiana da sola nella gestione dell’emergenza.
Ciò che non si può fare, invece, è prendere in giro gli italiani nascondendosi dietro slogan inutili e insensati, come sta facendo Renzi in questo periodo. Nessuno osa negare che il problema sia di difficile soluzione. Però affrontarlo con un po’ di serietà è il minimo da chiedere. Altrimenti è del tutto inutile lamentarsi della crescita del populismo e di tendenze illiberali.