Sua maesta' il re: il trionfo di tom hooper
Creato il 28 febbraio 2011 da Domenico Marotta
Cronaca di un trionfo inaspettato? Probabilmente si potrebbe definire così la notte degli Oscar 20011 che si sono svolti poche ore fa al Kodak Theatre di Los Angeles. Si, perchè mentre tutti gli occhi erano puntati su David Fincher e sul suo già acclamato "The Social Network", l'altro film favorito, il maestoso "Il discorso del re" di Tom hooper ha letteralmente surclassato tutto e tutti nelle principali categorie, portando a casa quattro statuette contro le dodici candidature ricevute e trionfando nelle categorie di "Miglior film", "Miglior regia", "Miglior sceneggiatura originale" e "Miglior attore protagonista". Ma fortunatamente, anche se per categorie considerate meno importanti, si è aggiudicato la serata con lo stesso numero di statuette anche il monumentale "Inception" di Christopher Nolan contro le otto per cui era candidato, anche se in molti sono rimasti delusi dal momento che in tanti si sarebbero aspettati una vittoria schiacciante di nolan per quanto rriguardava la miglior sceneggiatura. Delude "The Social network" che ottiene la statuetta per la miglior sceneggiatura originale, battendo però i temibili avversari: "127 ore" di danny Boyle e "Il Grinta" dei fratelli Coen (che nonostante le 10 candidature non ha ricevuto nemmeno un premio). A condurre la serata con brio i due giovani ma già affermati talenti James Franco (a sua volta nominato come miglior attore protagonista per "127 ore") e Anne Hathaway a cui si sono alternate per presentare i vari premi importanti celebrita, tra cui un arzillo Kirk Douglas che nonostante i suoi 95 anni ha tenuto banco per oltre cinque minuti annunciando il premio per la miglior attrice non protagonista, assegnato a Melissa Leo per la sua incredibile interpretazione in "The Fighter". Trionfa come tutti avevano predetto Colin Firth per "Il Discorso del re", oscar meritato così come quello assegnato alla miglior attrice protagonista di quest'edizione, la graziosissima Natalie Portman che con "Il cigno nero" di Darren Aronofski ha regalato un'interpretazione semplicemente impressionante. statuetta a Christian bale per la sua performance in "The Fighter" come miglior attore non protagonista. Insomma quella che sembrava la fiera dell'ovvio, visti i consensi esagerati che aveva ottenuto ai golden globes David Fincher, si è rivelata una cerimonia piacevole e per certi versi imprevedibile, dato che non tutti si sarebbero aspettati un successo tanto esagerato da parte del film di Tom Hooper, sebbene fosse comunque uno dei favoriti. Ma ora è bene analizzare il perchè questo film abbia ottenuto tanta approvazione: innanzitutto è una storia che per molti è banale, mentre a mio parere è ben curata e non si tratta siolo della vicenda di un Re balbuziente che si ritrova a dover governare una nazione senza avere le capacità fisiche di esserne la voce incoraggiante, sarebbe troppo riduttivo. "Il Discorso del re" vanta una trama elegante e sofisticata, ma priva di quello snobismo in cui sarebbe stato tanto facile cadere: lo sceneggiatore David Seidler ha confezionato una storia affascinante che può essere vista come un dramma personale, quello del Re Enrico VI, balbuziente senza speranze e inadatto a rappresentare la nazione di cui è diventato monarca, ma può anche essere vista come la storia di un'amicizia tra due uomini diversi per carattere e levatura sociale, ovvero lo stesso Re e il suo logopedista, uomo comune interpretato da un sensazionale Geoffrey Rush, che nulla però ha potuto contro l'ascesa di Christian Bale. Un film insomma che unisce una trama piacevole all'interpretazione dei grandi istrioni sopracitati e della eccezionale Helena Bonham Carter, nonchè ad una regia tenuta con grande maestria dall'esordiente (mica male come inizio!) Tom Hooper, regista inglese dalle idee molto chiare, che con il suo entusiasmo ha realizzato un vero e proprio capolavoro. Effetti speciali giustamente vinti dal team di "Inception". E con quest'ultima edizione si è avuta la conferma che gli Academy Awards sanno ancora essere imprevedibili e capaci di regalre emozioni, il che dopo ottant'anni non è affatto facile.
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