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Submarine, l’oceano malinconico dell’adolescenza

Creato il 27 giugno 2014 da Nicola933
di Michele Giacci Submarine, l’oceano malinconico dell’adolescenza - 27 giugno 2014

Submarine (id.)
Genere: Commedia, drammatico
Regia: Richard Ayoade
Cast: Craig Roberts, Yasmin Paige, Noah Taylor, Sally Hawkins, Paddy Considine.
2010
97 min

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Oliver Tate è un ragazzo quindicenne timido e impacciato che vive coi suoi genitori a Swansea. Additato come lo sfigato della scuola, Oliver crea un mondo immaginario tutto suo nella quale si rifugia nei momenti di autocommiserazione. Sempre un po’ in bilico tra “essere” e “divenire”, tra il suo reale sentire e la necessità di seguire il gruppo per non esserne escluso, nella sua vita adolescenziale arriveranno il primo amore e la frattura del matrimonio dei genitori che Oliver tenterà di rimettere in piedi.

L’esordio alla regia del britannico Richard Ayoade, presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2010, è la risposta europea al cinema di Wes Anderson. Più che un’alternativa però, Submarine si presenta come vero e proprio tributo al regista di Grand Budapest Hotel. Con un alone molto più malinconico e meno mosaicale, il film narra il percorso di formazione intimo e non edulcorato di un ragazzo qualunque con un’adolescenza prettamente convenzionale che, seppur sembri sfiorare la commedia, rivela una lucente analisi psicologica dei personaggi.

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E’ un’opera classica dai toni nuovi, forte di grande sensibilità e di un ironico cinismo, tra dramma e commedia; Oliver Tate racconta la sua vita come se lui stesso ne fosse lo spettatore, mentre in piena pubertà lo vediamo interagire col suo primo amore, perdere la verginità e risolvere come un adulto i problemi dei grandi. Ma i suoi goffi sforzi, riescono in parte a complicare le situazioni e ad intrecciarle senza una via d’uscita. Oliver si ritrova in un universo passivo ed infelice in cui lui è lo specchio di un padre troppo remissivo, afflitto da una profonda e persistente depressione.

La sua cotta si chiama Jordana, una ragazza tendente al bullismo e alla misantropia che soffre di dermatite. Ha disturbi psicosomatici dovuti ad un accumulo di stress causato dalla situazione della madre, malata di cancro al cervello. Lei ha bisogno di un ragazzo come Oliver, che la faccia sentire protetta e le stia vicino nei momenti drammatici della sua vita. Ma un po’ come Jordana, Submarine sembra voler ribaltare i canoni del vecchio romanticismo,

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destabilizzando i gesti convenzionali, con i ritrovi romantici che si trasformano in vecchie discariche o Luna Park abbandonati. Dall’idillio romantico Oliver passa al complicato rapporto tra i suoi genitori che tiene costantemente sott’occhio. La madre, stanca della vita matrimoniale, trova stimolo in un eccentrico ex appena trasferitosi nella casa accanto.

Gli attori tutti, danno un’impronta marcata ai personaggi, da Craig Roberts e Yasmin Paige nel ruolo dei due giovani innamorati fino ai più esperti Noah Taylor e Sally Hawkins. Lo stile di Ayoade cuce insieme le vite dei protagonisti senza mai perdere smalto, bilanciando alla perfezione, evitando di strasfare, l’umorismo legato al senso di malinconia costante. Prodotto da Ben Stiller che qualcosa ne sa del cinema indie andersoniano, il film vince il premio BAFTA alla miglior sceneggiatura curata dallo stesso Ayoade e tratta dall’omonimo romanzo di Joe Dunthorne uscito in Italia col titolo ”Piccole indagini sotto il pelo dell’acqua”, mentre la colonna sonora è composta da cinque meravigliose canzoni acustiche di Alex Turner, cantante degli Arctic Monkeys.

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La desolazione delle montagne gallesi e i luoghi freddi e grigi amplificano il senso di alienazione dell’opera e nonostante la confusa realtà del protagonista chiuso in un acquario come un pesce, Submarine cerca la riflessione disincantata sugli stati depressivi dell’animo umano e sulla sensazione di solitudine vissuta a più livelli. L’umanità sommersa dal mare, che tenta e che fallisce, che si tradisce senza avere la possibilità di incidere sulla vita propria e su quella degli altri e che invece continua a scorrere distrattamente. Un mood che trattiene Oliver in un metaforico sottomarino, perso, come gli altri in una vita trascorsa sotto la superficie increspata dell’acqua, faticosamente aggrappati all’universo che li contraddistingue.

★★★


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