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Un giorno dell'estate del 2001 guardando il telegiornale apprende che in una scuola alcuni insegnanti gay sono stati molestati da allievi musulmani. Il servizio mostra anche un imam che li difende: secondo lui l'omosessualità è una malattia contagiosa in grado di infettare gli studenti. Di getto scrive una lettera e la indirizza ad uno dei quotidiani più letti in Olanda, NRC Handelsblad. Nella lettera sostiene che quell'atteggiamento non appartiene a un solo imam, ma è molto diffuso nel mondo islamico e spiega che l'islam è una religione che non accetta la libertà individuale, fino a giustificare i soprusi contro le donne e contro i diversi. Quel gesto istintivo segna l'inizio del suo impegno politico. Nel 2002 diventa famosa nel paese attraverso alcune apparizioni televisive dove esprime con nettezza il suo pensiero critico sull'islam. I suoi interventi destano scalpore presso la comunità musulmana perché per la prima volta a criticare l'islam è una di loro e, per giunta, una donna. Nell’ottobre di quell'anno cade il governo e il paese è chiamato alle elezioni anticipate. Neelie Kroes, importante esponente del partito liberale "Volkspartij voor Vrijheid en Democratie" (VVD), chiede a Hirsi Ali se vuole candidarsi nella sua lista. Ayaan accetta, viene collocata al numero 16 (in Olanda si vota su liste bloccate), che le dà la sicurezza di essere eletta. Decide che la sua missione sarà inserire il problema delle donne musulmane nell'agenda politica del suo Paese d'adozione.
Nel 2004 Theo van Gogh e Ayaan Hirsi Ali danno vita a Submission, un cortometraggio in cui si denunciano gli abusi che subiscono le donne nel mondo islamico e nel quale, tra l’altro, si vedono dei versi di una sura del Corano scritti sulla schiena della protagonista. Come conseguenza, una fatwa di morte fu pronunciata nei confronti di van Gogh e di Hirsi Ali, e la donna vive tuttora sotto stretta protezione. Nella pancia di van Gogh, dopo l'assassinio vennero piantati due coltelli, uno dei quali tratteneva un documento di cinque pagine con minacce ai governi occidentali, agli ebrei e a Hirsi Ali. Theo van Gogh fu definito dall’allora premier olandese “un campione della libertà d’espressione”. E così credo debba essere definito da chiunque. Da quel momento il film è stato ritirato dalla proiezione dal suo produttore, Gijs van Vesterlaken, anche lui minacciato ripetutamente di morte. Ma è comunque reperibile in Internet.
Fonte Wikipedia
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