Come tutto ciò che passa per DISCORING, anche questo è materiale buono solo per l’uso e consumo dei nostalgici, o di chi, non capendo un bel niente del tempo presente, prova a rifarsi andando a ricomporre ed analizzare i tasselli del passato.
Parlo delle compilation, quei puzzle di canzonette di successo (o quasi) che, stagione dopo stagione, le case discografiche mandavano in stampa, offrendo la chance di possedere tutte le hit del momento senza dover necessariamente acquistare quindici quarantacinque giri.
In principio furono le raccolte di Sanremo e del Disco per l’Estate. Poi, sul finire degli anni ’70, Vittorio Salvetti lanciò la doppia compilation del Festivalbar, in cui erano racchiusi i tormentoni delle ferie degli italiani.
Nel 1983, poi, quel diavolo di Freddy Naggiar della Baby Records inventò “Mixage”, la compilation non-stop: 30-40 minuti di musica senza interruzioni (a parte il fatto che bisognava cambiare il lato del disco a metà riproduzione certo), adattissima per chi voleva ballare in sala da pranzo o in camera da letto facendo finta di essere in discoteca. I primi tre numeri della serie vendettero cifre da capogiro (l’edizione invernale ‘83-‘84 superò addirittura il milione di copie), così Naggiar decise di adattare il format anche all’allora fiorentissimo mercato delle canzoni per l’infanzia e sfornò “Bimbo Mix”, vero e proprio cult per un’intera generazione.
Da vero marpione del business qual’era, Naggiar volle concedersi pure il lusso di risparmiare in royalties, e di includere nelle sue compilation le canzoni per le quali non aveva i diritti di utilizzo sdoganando le celebri “versioni tarocche” in cui la hit più in voga del momento non era in realtà cantata dal suo interprete originale ma da un imitatore che gli faceva il verso. Negli anni ’80 finimmo col farci l’abitudine, e nessuno badava granché alla differenze se “Self control” era cantata, anziché da Raf, da un fantomatico “B. Staff”. Tarocco o non tarocco, il fascino della compilation rimaneva pressoché intatto, anche se poi, col proliferare di cover fasulle, le major discografiche cominciarono a diffondere l’abitudine di apporre il marchio DOC sulle copertine aggiungendo il sigillo di garanzia della frase “Successi in versione ORIGINALE”.
Insomma… prima che arrivasse Itunes, e con esso la possibilità di comporsi da soli le proprie liste di canzoni preferite, esistevano solo due modi per avere tutti insieme sullo stesso supporto fonografico gli ultimi successi: registrarli dalla radio, in una continua interruzione di brani monchi e sporcati dalle voci degli speaker o, appunto, acquistare la compilation del momento.
Ne parliamo questa sera (magari mettendo a confronto originali e tarocchi), dalle ore 21.00 in poi, a Discoring.
Ovviamente in streaming qui, o sulle App Iphone e Android di Radio Stonata.