21 ottobre 2013 Lascia un commento
Zack Snyder ha dimostrato in questi anni di essere un grande sognatore e di saper trasmettere i suoi sogni a chi va a vedere i suoi lavori.
Puo’ piacere o meno ma serve riconoscergli il merito di aver creato un riferimento stilistico, con "300" ovviamente ma non dimenticherei il risultato ottenuto con "Watchmen", opera di incredibile complessita’ che andrebbe premiata per il solo essere stata realizzata e dal merito innegabile di aver ricreato il giusto mood compensando l’improducibilita’ del testo multistratificato attraverso una semplificazione che elimina molteplici chiavi di lettura lasciando inalterato il soggetto principale.
Anche "Sucker Punch" e’ meno semplice di quanto appaia ad un primo sguardo, coi suoi tre livelli narrativi certo non complessi come "Inception" ma che rimandano a degni predecessori forse piu’ che nel cinema, nel mondo dei videogiochi, dal quale saccheggia a piene mani.
Trovare punti di contatto con "Sanitarium" – l’adventure che amo al di sopra di ogni altra cosa – ma ancor meglio "American McGee’s Alice", e’ piu’ di un mero esercizio intellettuale. In comune l’idea di uscire dalla propria psicosi attraverso una guerra da combattere dentro la propria mente, idea espansa col coinvolgimento di altre protagoniste per un team di amazzoni del 21o secolo.
Snyder e’ visivamente impressionante eppure non inventa semmai interpreta un immaginario, quello degli anime, che non appartiene piu’ solamente ad una sola generazione. Come i Wachowski seppero concludere l’era cyberpunk dandole la forma definitiva oltre la quale tutto quanto sarebbe gia’ stato visto, Snyder porta sullo schermo il piu’ completo dei live-action che un fan dell’animazione giapponese potesse sperare.
A partire dall’erotismo innocuo ma efficacissimo delle protagoniste, passando per le formidabili coreografie sino alla struttura a livelli della trama, non manca davvero nulla per lustrarsi gli occhi e le orecchie. Colonna sonora formidabile, come dichiarato dal regista sulla scia di "Moulin Rouge" di Luhrmann, con pezzi rock remixati o riarrangiati in chiave molto, molto adrenalinica, spesso interpretati dalla protagonista Emily Browning.
La squadra delle ragazze fa girare la testa con la Browning appunto alla quale si aggiungono Jena Malone, Vanessa Hudgens, Jamie Chung e non ultima l’infinita Abbie Cornish che lascia senza fiato.
Sono tanto entusiasta quanto sorpreso perche’ il cinema americano quando funziona e’ irresistibile.
Certo, anche Snyder ha pagato la sua libra di carne evitando l’eccessiva violenza mettendo in campo zombie, robot e orchi ma ormai come si fa. In oriente avrebbero permesso molto di piu’ ma clamorosamente, proprio gli orientali, giapponesi in testa, sono stati sconfitti in casa da uno yankee il che rende l’operazione ancora piu’ sorprendente.
Alla fine gli altri costruiscono mondi, noi stiamo qui a guardarci le scarpe sui raccordi anulari. Riflettiamo.
Entusiasmante ed imperdibile, gia’ in vetta alle mie classifiche di genere.