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Sud Sudan. Machar, ‘violato cessate il fuoco’; Juba nega accuse

Creato il 31 agosto 2015 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

Aguer_Philipdi Giacomo Dolzani

A poco più di tre giorni dalla firma degli accordi di pace tra forze governative e ribelli, in Sud Sudan rischia già di sgretolarsi l’ennesima tregua tra i due schieramenti, in lotta dal dicembre del 2013.
Le trattative, sostenute con forza dalle Nazioni Unite, si sono svolte per mesi sotto l’egida dell’Intergovernamental Authority on Development (Igad), l’organizzazione che si occupa di promuovere la pace e lo sviluppo economico dei paesi del Corno d’Africa; dopo settimane di esitazioni e ripensamenti, soprattutto da parte del presidente sudsudanese, Salva Kiir, era stato ratificato ad Addis Abeba, capitale etiope, una tregua tra le armate regolari di Juba ed i ribelli, comandati dal generale Riek Machar.
Già ieri però quest’ultimo ha però accusato le forze governative di aver violato il cessate il fuoco in ben quattro regioni dello stato dell’Unità, situato nel Sud Sudan centro-settentrionale e confinante con il Sudan.
Il portavoce dell’esercito di Juba, Philip Aguer, ha però negato queste affermazioni, definendole delle “falsità inventate da Machar”, aggiungendo infatti che in nessuna di quelle aree in cui si sarebbero verificati combattimenti ci sono state violazioni della tregua, in quanto non sono nemmeno presenti contingenti militari. Secondo quanto dichiarato da Aguer inoltre sarebbero i capi ribelli a non essere in grado di imporre la calma nel loro esercito, mentre alle truppe sudsudanesi è stato da subito ordinato di sparare solo se minacciati.
Sono state decine le tregue stipulate tra governo e guerriglieri, tutte ignorate o violate dopo pochi giorni, vanificando ogni volta settimane o mesi di trattative; sono quasi due anni infatti che i colloqui proseguono ininterrottamente senza giungere ad alcun risultato.
Dopo il fallito colpo di stato ai danni di Kiir, condotto nella notte del 15 dicembre 2013 dalle truppe fedeli a Machar, ex vicepresidente deposto pochi mesi prima, in tutto il territorio nazionale ha infuriato un conflitto che si è in seguito trasformato in uno scontro tra le etnie del presidente e del generale ribelle, rispettivamente i Dinka ed i Nuer.
Prima la crisi petrolifera con il vicino Sudan poi la guerra civile hanno messo in ginocchio l’economia di uno dei paesi più fragili al mondo, le cui entrate si basano per il 98% sulla vendita del greggio estratto dai pozzi nel nord, portando carestie ed epidemie che hanno causato la morte di decine di migliaia di persone.

da Notizie Geopolitiche



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