Due giorni fa, in Addis Abeba (Etiopia), si è giunti finalmente,dopo estenuanti trattative, che sono durate parecchi mesi, all’accordo tra Khartoum e Juba per la ripresa delle attività estrattive del petrolio.
Petrolio, che senza dubbio aiuterà la ripresa di entrambi con le esportazioni, motivo in passato di forte contrasto ( accordo sempre fallito a causa del mancato pagamento dei dazi per il trasporto) tra il Sudan di al Bashir e il territorio meridionale.
Meglio sarebbe, ovviamente, che non ci si limitasse alla sola estrazione piuttosto alla raffinazione in loco del greggio .
E questo per ottenere maggiori proventi da una “manna” inaspettata, quale è l’oro nero.
Ma i tempi non sono maturi e manca sopratutto la preparazione tecnico- professionale, trattandosi, specie nel Sud Sudan di una popolazione in prevalenza di agricoltori e di pastori.
Né meglio stanno le cose a Khartoum.
Qui abbiamo una pletora di persone impiegate nei servizi e/o nel commercio.
Ecco ,allora, che nella giornata di ieri i tecnici delle compagnie straniere presenti sono stati, ufficialmente, invitati a riprendere le attività.
Quanto al lavoro di preparazione di tecnici locali,invece, i tempi saranno senz’altro più lunghi e occorrerà pazientare.
Per fare in modo che non nascano ulteriori motivi di contrasto e che la cooperazione funzioni, è stato creato un comitato di monitoraggio, con sede a Khartoum, presieduto da al Bashir e composto da ministri, funzionari e militari di alto grado,tutti sudanesi.
Il fatto è che Juba ha di certo più petrolio di Khartoum in relazione a quelli che sono i suoi confini con i rispettivi territori inglobati ma non ha sbocchi al mare e manca di oleodotti.
Ci si augura solo che l'accordo resista nel tempo e che non sopravvengano altre "pesanti" e pericolose scaramucce tra i due contendenti.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)