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Sudan: maledetto petrolio!

Creato il 04 gennaio 2013 da Maria Carla Canta @mcc43_

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da Buongiorno Africa

Storia e Attualità del Grande Sudan

 di  Raffaele Masto

Sudan: maledetto petrolio!
I presidenti del Sudan, Omar Al Bachir, e del Sud Sudan, Salva Kiir sono ad Addis Abeba per rilanciare gli accordi di settembre sullo sfruttamento del petrolio e sui confini tra i due paesi. Le intese non sono mai state applicate perché tra Nord e Sud ci sono continui scontri di frontiera che rischiano di degenerare in guerra aperta.

La questione è paradossale: il Sud ha il petrolio, quasi tutti i giacimenti di greggio sono nel Sud. Ma il Sud non ha sbocchi al mare, non ha terminali, non ha oleodotti e non ha strade. Il Nord invece non ha il petrolio, ma ha il terminale di Port Sudan, sul Mar Rosso, e ha oleodotti e strade. L’intesa è obbligata: il Sud ci mette il petrolio, il Nord i terminali. Ma i due paesi (che fino a quasi due anni fa erano un unico grande paese) non trovano una intesa sebbene entrambi abbiano un estremo bisogno dei proventi del petrolio.

Il Nord è in una gravissima crisi economica e il presidente Omar Al Bachir vacilla perchè tutta l’opposizione, facendosi forte anche della crisi, lavora per una sua caduta. Una iniezione di denaro fresco sarebbe un toccasana.

Anche il Sud ne avrebbe un estremo bisogno. Oltre il novanta per cento delle entrate sono prodotte dal petrolio che oggi non viene sfruttato. Dunque il Sud Sudan è praticamente un paese senza entrate. La vendita del petrolio è indispensabile.

Eppure Nord e Sud non trovano un accordo. Questo la dice lunga su cosa è la questione Sudan. La storia in questi casi aiuta a capire.

All’inizio del secolo scorso il Sudan era un condominio egiziano-britannico. Più che egiziano però era una colonia britannica. Londra aveva un unico interesse: riunire sotto il suo dominio la più vasta porzione di territorio possibile. Non importa se all’interno vi erano contenute popolazioni con interessi inconciliabili. Anzi, meglio! Divise erano più facili da governare.

Il Sudan è appunto il frutto di questa logica colonialista. Se i territori che hanno composto poi il Sudan avrebbero potuto svilupparsi liberamente il Sudan non sarebbe mai nato. La zona settentrionale farebbe parte dell’Egitto, al quale è legata culturalmente ed economicamente, e quella meridionale apparterrebbe al Congo e all’Uganda. L’Egitto sarebbe diviso dal Congo e dall’Uganda dalla frontiera naturale del deserto del Sahara e dei bacini dell’Alto Nilo, frontiera che oggi divide lo stato sudanese nelle sue parti settentrionale e meridionale.

Tutto questo per dire come il colonialismo ha cambiato il corso della storia. E come lo ha fatto incurante dei popoli, della geografia e della storia. Non sono fatti lontani o superati. No, niente affatto. Come si può vedere influenzano ancora pesantemente l’attualità e la politica.

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