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Suddenly, Last Summer di Joseph L. Mankiewicz. A music made out of noise
Creato il 16 giugno 2011 da SpaceoddityDietro Suddenly, Last Summer c'è un drammaturgo come Tennessee Williams (Columbus, Mississipi, 1911 - New York, 1983) di impatto tragico, di vena lirica e sublime, intimistico e straziante nelle sue descrizioni della solitudine umana. E ci sono i tratti estetizzanti e smagati di uno sceneggiatore d'eccezione di nome Gore Vidal, di forza a tratti pasoliniana Ma c'è anche un regista, Joseph L. Mankiewicz, dall'espressa vocazione drammatica. che nel 1959 ha realizzato un film vorticoso, capace di avvolgere nei suoi tentacoli carnivori con una capacità di attrazione sbalorditiva: Improvvisamente, l'estate scorsa ne emerge come una musica ipnotica, ma a music made out of noise, una musica fatta di rumore.
Rumore di fondo, graffi in un'immagine tutt'altro che serafica, patina e unghia scheggiate dal dolore e dalla pazzia. Se da un punto di vista registico, Joseph L. Mankiewicz gioca un po' a carte scoperte e non riesce a sorprendere (anche per un montaggio a mio avviso sorpassato), non si può tacere il dato fondamentale e il dato fondamentale si gioca nel confronto tra due giganti del cinema americano come Katharine Hepburn ed Elizabeth Taylor, tra le quali il bravissimo Montgomery Clift rimane imprigionato nel suo ruolo, buono e un po' saccente.
L'ormai matura e sempre bellissima Katharine Hepburn è la nevrotica Violet: ammalia con un monologo iniziale spezzato, nevrotico, dalla voce aspra, un po' ingrata, in un contrasto con la sua dolcezza, perfettamente in linea con il personaggio sentenzioso ed estatico, un po' sordo, a cui dà vita. La giovane e stupenda Elisabeth Taylor è Catherine e, non fosse per il resto, risucchia lo spettatore con la sua versione dei fatti, nel lunghissimo, straordinario monologo - infarcito di ricordi letterari (tra cui senz'altro Il signore delle mosche di William Golding) - tipico del mood di Tennessee Williams, fatto di memoria e isolamento. Tra di loro, il Dr. Cucrowicz viene investito del ruolo infelice di scegliere se strappare o no la memoria della bella Catherine con una tragica lobotomia (il cui compenso pattuito consentirebbe alla clinica dove lavora di continuare a vivere e a sostenere dei malati di mente), per compiacere la coscienza tortuosa e infelice e censoria della zia.
Non ci sono altri uomini tra loro: Sebastian il poeta, Sebastian l'esteta divoratore di piacere e di vita - vita che era la sua occupazione - non compare se non nelle parole della cugina Catherine, di spalle, come qualcosa che non si vuole mostrare per intero, come un segreto che non viene restituito neanche dalla resa dei conti finale. Il fratello della ragazza, il belloccio George (Gary Raymond), prova a indossare i panni, letteralmente di Sebastian, rendendosi solo inviso e un po' ridicolo, senza emergere davvero nella storia privata di una famiglia distrutta.
Questa è la forza della drammaturgia di Williams e della scrittura di Vidal: gli interessi privati cedono il posto alla cura delle persone e delle loro storie, che le si accetti o no per quello che sono. Improvvisamente, l'estate scorsa non è un racconto di un autunno infelice, come il meraviglioso Un'estate d'amore di Bergman; né è il bruciante racconto senza filtri di un Rohmer. Suddenly, Last Summer è una morte in riva al mare del letterato non più giovanissimo e già snob, già deluso, dell'artista in cerca di ispirazione, il silenzio che precipita su una stagione infelice e brutale, sui sentimenti divorati da un desiderio tentacolare e totalizzante.
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