Se ci fate caso quando qualcuno accenna a Ferrara, tutti dicono: Ah, Ferrara! è bellissima, Ferrara! Non esiste persona al mondo che 1) non sia stata a Ferrara; 2) non la consideri una bella città. Io a Ferrara, come tutti, ci sono stato, e Ferrara, in effetti, è una bella città. Detto questo rimarrà nel mio cuore anche per un’altra cosa: per aver assistito al Teatro comunale al primo concerto italiano di Sufjan Stevens, di cui ho già parlato spesso qui, che sempre a maggior ragione possiamo chiamare tranquillamente Il Genio. E’ stata un’esperienza fantastica. L’inizio, avvolto nell’oscurità e nella intima riflessione di Seven Swan, d’improvviso è esploso con una ondata di suoni armoniosi e orchestrali, mentre il buon Sufiano Stefano (così si è presentato al pubblico italiano) si mostrava nella sua veste: un angelo musicale, con tanto di enormi ali bianche. Da lì in poi un viaggio meraviglioso per i brani dell’ultimo album The age of Adz. I suoni elettronici mischiati alla dolcezza della sua voce, le immagini sincopate proiettate, le tute psichedeliche che indossavano quelli della band, è stato un turbinio di suoni e colori, apparantemente in assoluta disarmonia gli uni con gli altri. Ma forse la grandezza e il genio di Sufjan sta proprio qui. Nel riuscire ad avvicinare mondi sonori completamente opposti, colori contrastanti, voci diverse. Un grande calderone di disarmonie, dove la mano e il cucchiaio esperto del genio, mescolando, riesce a trovare sempre la sintesi d’armonia e bellezza perfetta. La musica di Sufjan è questa, ed è suonata da undici elementi come se fossero un’orchestra. Tutto questo, in un teatro, ti lascia senza fiato. E lo si è capito fin da subito, con un pubblico entusiasta, che non ha risparmiato la pelle sulle mani durante i dieci minuti di applausi e ovazioni ininterrotte per chiedere il bis. Quando il genio è tornato sul palco ha regalato un sunto di Illinois con due dei suoi migliori pezzi acustici e il gran finale di Chicago con tanto di danze sfrenate e palloncini colarati sulla platea.
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