Abbiamo talmente rotto le palle che nell’ultima direzione del PD Roma addivenirono ad un compromesso.
Meno manifesti dell’anno scorso: solo per i BIG e generici per il lancio della Festa e cose particolari. Vago, ma sfidante.
Traduzione di Big: D’Alema e Veltroni (Big ontologici a prescindere a dimostrazione che anche se non si ricandidano: comunque comandano). Bersani (segretario). Enrico Letta (vicesegretario). Rosy Bindi (Presidente). Capogruppi (Finocchiaro, Franceschini, Sassoli). Punto.
Questa decisione è stata vissuta dagli aspiranti big (cioé da quelli che NON lo sono) come un boicottaggio. Anche perché in effetti D’Alema, Veltroni e Marini rappresentano delle eccezioni. Sono BIG del partito? Ad onore del vero fanno solo parte della direzione nazionale. Alla faccia del “ci siamo fatti da parte”.
Pare che qualche giovane (turco) ed anche qualche meno giovane veltroniano di primo pelo si sia arrabbiato. Qualcuno si è scaricato il formato dal sito e si è fatto i manifesti da solo.
Non è bello, visto che il partito aveva preso una decisione e i manifesti continuano ad essere tutti, maledettamente, abusivi.
Ma superiamo per un attimo l’abusivismo. Facciamo finta che per noi non sia un mantra politico di legalità, lavoro nero da fare emergere, inquinamento, bellezza di Roma e chi ne ha più ne metta. Insomma: Alicata formàttati.
E riflettiamo.
Per esempio. Lo psicologo Fagioli (quello di Bertinotti per intenderci per cui i gay si possono sposare ma sono psicologicamente ciechi, già cacciato dalla società psicanalitica italiana nel 1976 ed editore della rivista Left recentemente gemellata con l’Unità i cui applausi degli adepti ieri sera riempivano inquietamente le Terme di Caracalla) non ha avuto i manifesti e ha portato più gente di D’Alema che è stato quello che ha avuto più ripassate di manifesti e si era accoppiato con la glamourissima Chiara Gamberale, scrittrice e conduttrice radiofonica, simpaticissima (almeno a me).
Quindi? I manifesti servono o no? Boh.
E ancora. Manifesti solo per maschi. Palchi pieni di maschi. (d’altronde le donne di potere si contano sulle doppie punte di un calvo).
Ma insomma. Se proprio dobbiamo fare i manifesti non dovremmo farli ai più sconosciuti? Non so, a Orfini per esempio che invece se li è pagati di tasca sua (istituzionalmente parlando)?
Tutti i big non hanno già la tv e i loro settemilioni di mandati parlamentari?
E ancora.
Abbiamo dei candidati alle primarie da sindaco. Non li invitiamo sul palco della festa a dirci come pensano Roma?
Quello sì che sarebbe un dibattito figo e appassionante (yawn).
No, c’è la festa del PD e invece Zingaretti riempie una piazza il 16 luglio.
La Prestipino ha fatto un evento qualche giorno fa altrove.
Ecco, appunto.
Altrove. Tutto è altrove.
Le donne sono altrove. Pare a ragionare sulla portavoce, nel frattempo i palchi della festa sono infestati di soli maschi. Un femminicidio politico quasi totale, d’altronde l’impresa più ardua nel PD è convincere una donna intelligente a candidarsi (lesbiche escluse, lo ammetto).
Problema culturale? Remissività compulsiva? Incapacità di partecipare al gioco di “chi ce l’ha più lungo?”. Ma cambiare tutto, no?
I candidati a sindaco sono altrove, ma vengono a parlare di altro. Come se niente fosse.
I giovani non sono ammessi se non i fedelissimi e in modalità autoreferenziale. Figuriamoci.
Non resta che esprimere solidarietà ai dirigenti del PD Roma oggetto delle pressioni collettive. Si viaggia a un centinaio di sms di pressione al giorno cadauno. Roba da stressare anche un amministratore delegato di una multinazionale (ahem).
Quasi quasi chiamo anche io, mi incazzo perché nessuno mi ha invitato a parlare di nulla e chiedo pure i manifesti.
(nel caso a qualcuno venisse il dubbio: scherzo).
Però pensiamoci seriamente.
Non sarebbe bello che invece di far salire tutti quelli (vecchi) che pestano i piedi sul palco ci fosse una regia (non solo tematica, ma politica) mirata a far vedere il talento e le cose da dire? Ma non alle 19 sul palco del PD Roma tra gli arancini e il caffé macinato. Dico proprio in prima serata.
All’apparenza mi pare che i palchi siano seguiti dalle solite persone. Tanta gente che mangia, poca gente interessata a ciò che abbiamo da dire, malgrado la diffusa competenza che abbiamo messo in campo negli ultimi lunghi mesi.
Farsi qualche domanda e darsi molte risposte. Prima che sia troppo tardi.
Il 2013 incombe.