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Suicide Risk #1: l’altro volto del supereroe

Creato il 15 dicembre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Suicide risk 3Suicide risk 3Suicide Risk #1, primo volume della serie Boom Studios sceneggiata da e disegnata dal talento nostrano , è un fumetto in grado di risucchiare il lettore sin dalla prima tavola tra una cupa San Diego e una Los Angeles brulicante di fuorilegge, città dove sono ambientate gran parte delle vicende di questo volume.

Edito in Italia da Bao Publishing, il fumetto ha come assoluto protagonista Leo, poliziotto ligio ai suoi doveri, costretto a combattere una lotta impari contro i Super, uomini e donne che hanno desiderato e ottenuto superpoteri ma che, nella maggior parte dei casi, si sono in breve tempo infilati nel tunnel della malavita. Il poliziotto si trova perciò a confrontarsi con dei nemici che non può battere, in una situazione in cui le forze dell’ordine sono destinate a essere sconfitte e a sopportare le perdite. Quando il suo compagno di squadra John, durante uno scontro, perde una delle due braccia, Leo, sottoshock, decide di trovare il modo di acquisire anche lui un superpotere in modo da poter combattere i supervillain ad armi pari.

Da una parte troviamo lo sceneggiatore affrontare una tematica piuttosto abusata nei fumetti, quella del supereroe con superproblemi. Per evitare la comparazione con i classici dell’universo Marvel, Carrey propone come protagonisti della storia un gruppo di umani che ha ottenuto le proprie speciali capacità al mercato nero, rifacendosi a un immaginario completamente diverso.
Si prendano in considerazione in tal senso serie televisive come Heroes o Misfits, che in modo più o meno efficace, si ponevano il compito di indagare l’umanità e la meschinità dei soggetti dotati di superpoteri. Suicide Risk presenta spunti in comune con entrambi i telefilm, primi tra tutti la possibilità di acquisire un superpotere senza esserne dotati in natura, di ottenerlo in maniera illegale e la concezione divina del potere stesso.
Ma non da meno sono i punti in comune con alcune serialità fumettistiche precedenti come Powers, Astro City, Wanted e Gotham Central. E così, in questo primo numero, tramite Leo, capitolo dopo capitolo, iniziamo a capire cosa significa avere un potere (problematiche fisiche e familiari comprese) e che cosa c’è dietro alle sue sorprendenti capacità. l comportamenti dei suoi simili e le visioni che iniziano a invaderne la mente fanno intendere che ci sia una storia dentro la storia, per cui gli stessi personaggi con superpoteri introdotti nel primo volume sono sicuramente altro oltre loro stessi.

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Dall’altro ci troviamo di fronte a una storia che sin da subito appare ben strutturata e basata su una serie di colpi di scena ben costruiti; si ha subito l’idea che Mike Carey sappia molto bene dove e come voglia spingersi dentro la vicenda e quanto voglia raccontare al lettore capitolo dopo capitolo. Nonostante la presenza di alcuni passaggi sbrigativi, le informazioni riguardo alle capacità dei Super ci vengono centellinate passo dopo passo aumentando l’aurea di mistero intorno a tali figure (Memento Mori e Diva in primis). Lo stesso protagonista, come si diceva prima, viene sfruttato in maniera ottimale permettendoci, appunto, di comprendere le difficoltà principali che genera la sua nuova condizione.

La caratterizzazione dei personaggi è molto approfondita e permette sin da subito di affezionarsi a Leo e alla sua famiglia e a interessarsi al misterioso team di malviventi a cui il poliziotto dà la caccia. Il protagonista ci appare come il poliziotto buono che mette i propri doveri lavorativi sopra ogni cosa e che proprio per questo si sente in colpa nei confronti di sua moglie Suni e dei suoi figli, che lo rispettano e che ripongono massima fiducia in lui. Un uomo che non può fare a meno di mettere la sua vita quotidiana in secondo piano rispetto alla lotta contro il crimine (e la vendetta poi) e lo fa a tal punto da rischiare la sua stessa vita e la sua stessa anima.

Suicide risk 4
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A tutto ciò si aggiunge il buon lavoro di Elena Casagrande che ha disegnato l’intero volume, oltre ad essersi occupata della caratterizzazione grafica di buona parte dei personaggi. Grazie anche all’utilizzo di schemi particolari, come la struttura prevalente orizzontale delle tavole e la scelta di angolazioni dal basso o dall’alto nelle scene d’azione, le tavole dell’autrice appaiono in linea con le atmosfere e il tono della storia. La disegnatrice riesce infatti a rendere in maniera ottimale sia le vignette statiche e di dialogo, come le pacifiche scene familiari e i tesi confronti con i colleghi, sia le tavole in cui prevale d’azione, come l’assalto alla banca, i primi approcci al potere elettrico del protagonista e i combattimenti con i suoi simili. Unica pecca riscontrata è la scarsa attenzione al dettaglio che si nota in maniera particolare nelle vignette che mostrano primi piani e piani americani, scelta probabilmente dovuta alla necessità di concentrare l’attenzione del lettore sui personaggi e sulla loro espressività.

Per concludere, Suicide Risk #1 è un davvero un buon esordio per la coppia Carey-Casagrande che propone un fumetto con la giusta dose d’azione e in cui gli intrighi e i misteri, molteplici e avvincenti, sono racchiusi in una serie di scatole cinesi pronte ad aprirsi nei momenti più inaspettati, e una storia che ha tutte le carte in regola per diventare una serie tv, sulla scia del successo di The walking dead, Arrow, Flash e Gotham.

Abbiamo parlato di:
Suicide Risk #1 – Con rancore
Mike Carey, Elena Casagrande
Bao Publishing
120 pagine, brossurato 16×24, a colori
ISBN: 9788865432235


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