di Davide Caluppi – davidesh78@gmail.com
Il titolo di questo articolo è sicuramente forte, ma altri termini non ce ne sono per descrivere la realtà che domina nel nostro paese. Forse oltre al termine mattanza: strage. Sì anche questo appropriato, ma mattanza, strage non possono farci riflettere sugli episodi di suicidi che giornalmente si verificano. Piccoli imprenditori, operai esasperati che in un millesimo di lucidità, semmai rimasta in quegli attimi, decidono di togliersi la vita. Una piaga sociale che negli ultimi tempi sta prendendo sempre più, in modo allarmante, piede. Si moltiplicano le persone sinora morte per lavoro, debiti, non riuscire a pagare stipendi ai propri operai. Martiri? In un certo senso, col massimo del rispetto per queste morti tragiche, sì martiri di come i nostri rappresentanti politici tutti, da decenni hanno portato il Bel Paese allo sfascio. E questa è pura realtà. Di questa mattanza sociale qualche dato statistico da far rabbrividire: dal 2009 si registra un suicidio al giorno tra coloro che perdono il lavoro e, un suicidio tra gli imprenditori e lavoratori autonomi. Sempre nel 2009 coloro che si sono tolti la vita sono stati un vero esercito: 357 disoccupati. Nel 2010 si è arrivati addirittura a 362 suicidi, cinque in più rispetto al 2009. Numeri che devono far riflettere. Vite umane che hanno messo fine al loro calvario con l’atto più estremo: la vita. Vite umane, un esercito nascosto, silenzioso che quotidianamente non sa più a chi santo rivolgersi. Centinaia e centinaia di migliaia di famiglie ridotte sul lastrico. Oltre due famiglie italiane vive sotto la soglia della povertà. Italiani che fanno la fila agli istituti di carità per chiedere un pasto, per ritirare la busta e tirare alla giornata. 26 nostri fratelli che non ci sono più, il dato più crudo di queste parole messe insieme. Le morti di questi nostri fratelli hanno un complice in comune: la solitudine. Una triste compagna che in silenzio prende per la gola queste persone travolte in questo tragico momento che viviamo, dal fallimento dell’attività economica, dalla perdita del posto di lavoro. Al come tirare avanti, le bollette, il mutuo da pagare con il nemico bancario pronto a bussare alla porta se si è insolventi a restituire i soldi. Gli usurai complici insieme ai politici che hanno causato questo male. Dicevo di questi martiri, di questi fratelli che non ci sono più. Qualcuno di loro è stato prontamente salvato. Le cause di questi gesti sono molteplici, ognuna con una storia personale. Riporto di seguito i loro nomi con la speranza che il loro estremo gesto non sia stato vano. 2012: il 2 gennaio a Bari un 73enne si getta dal balcone di casa dopo che l’Inps ha richiesto la restituzione dal pensionato di 5 mila euro. Il 7 gennaio a Policoro, vicino Matera, un operaio edile di 58 anni tenta il suicidio temendo di non andare più in pensione a seguito della riforma Fornero. L’8 gennaio a Bari i coniugi Salvatore De Salvo di 64 anni, la moglie Antonia Azzolini di 69 anni si suicidano. A Cirò Marina, vicino Crotone, il 10 gennaio un 50enne licenziato da poco tenta il suicidio, viene salvato dai carabinieri. Il 13 febbraio a Paternò, vicino Catania, un imprenditore di 57 anni si impicca per disperazione. La sua azienda era in forte debito. Il 17 febbraio a Napoli un uomo tenta il suicidio con il gas. La polizia lo salva dopo la chiamata dei vicini. Il 21 febbraio a Trento un imprenditore strangolato dai debiti si getta sotto il treno. Viene salvato dagli agenti della Polfer. Il 25 febbraio a Sanremo, Alessandro F. di 47 anni elettricista, si spara un colpo di pistola in bocca. Da poco licenziato da un’azienda di Taggia. A Firenze, il 26 febbraio, un imprenditore di 64 anni si impicca all’interno del capannone della sua azienda. Come per altri casi problemi economici. Il 9 marzo a Ginosa Marina, vicino Taranto, Vincenzo Di Ticco proprietario di un negozio si impicca ad un albero. Il 15 marzo a Lucca una giovane infermiera di 37 anni tenta il suicidio dopo che aveva perso il lavoro. A Genova il 22 marzo, un disoccupato di 45 anni minaccia di buttarsi da un traliccio. Il 27 marzo a Trani un uomo di 49 anni si toglie la vita lanciandosi dal balcone della sua casa. Da molto tempo non riusciva a trovare lavoro. Il 28 marzo a Bologna un artigiano di 58 anni si dà fuoco davanti il parcheggio dell’Agenzia delle Entrate per debiti. Il 29 marzo a Verona un operaio edile di 27 anni marocchino si dà fuoco. Da qualche mese non percepiva lo stipendio. Il 3 aprile a Gela, Nunzia C. di 78 anni si toglie la vita lanciandosi dal quarto piano. La sua pensione era stata ridotta a 600 euro. A Milano, il 4 aprile, Giuseppe Polignino di 51 anni trasportatore si uccide dopo aver perso il lavoro e dopo essersi separato dalla moglie. Sempre il 4 aprile a Roma Mario Frasacco di 59anni imprenditore si toglie la vita dopo aver scritto una lettera alla famiglia. A Savona il 5 aprile un artigiano di 53 anni si impicca all’interno della propria abitazione. Il 9 aprile ad Asti, una giovane disoccupata di 32 anni tenta il suicidio perché non riusciva a trovare lavoro. Il 12 aprile ad Altivole, vicino Treviso, un agricoltore di 53 anni si uccide per debito. Il 13 aprile a Montecchio Maggiore, vicino Vicenza, un imprenditore tenta di uccidersi con un colpo di fucile per l’azienda in crisi. Sempre il 13 aprile a Donnalucata, vicino Ragusa, un giovane imprenditore di 28 anni si impicca per difficoltà economiche. Il 22 aprile a Bosa, un artigiano di 52 anni si toglie la vita dopo aver perso il lavoro. Il 24 aprile a Napoli Diego Peludo, imprenditore di 52 anni, si butta dall’ottavo piano della sua abitazione. Il 30 aprile G.M., imprenditore di 55 anni di Mamoiada, vicino Nuoro, si è sparato un colpo di pistola in testa. Solo, lontano da tutto e tutti ed una lettera lasciata alla famiglia che spiegava i motivi dell’estremo gesto. Dopo questo elenco, appena oltre il primo maggio: ancora esiste una festa dei lavoratori? Il primo articolo della Costituzione che dice: che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Quale lavoro? Intanto noi piangiamo questi martiri sì del lavoro, della crisi che ci strangola.