Il 17 del mese ebraico di Tishrì e per 8 giorni (7 per chi vive in Israele) gli Ebrei festeggiano Sukkòt. Quest’anno è caduta alla fine di settembre. Ricorda i lunghi anni trascorsi dagli Ebrei nel deserto, ma è anche una festività agricola legata al periodo del raccolto. Uno degli elementi centrali è la sukkà (il plurale, sukkòt, dà il nome alla ricorrenza), la capanna che, secondo i dettami della Torà, deve essere costruita con almeno 3 pareti e un tetto fatto di rami d’albero, attraverso il quale poter vedere il cielo. Deve misurare almeno 70 cm di lunghezza e di larghezza e 1 metro di altezza. È dunque una dimora povera, instabile, molto piccola e temporanea, a ricordo di quelle abitate nel deserto, ma anche un monito contro l’onnipotenza e uno stimolo per comprendere che la vita materiale è effimera e precaria, che i suoi desideri e le sue aspirazioni materiali sono passeggeri.
L’Associazione Union Square di New York, insieme ad altre istituzioni, ha lanciato il concorso Sukkah City, una competizione internazionale di design per reimmaginare questa antica costruzione, sviluppando nuovi metodi, utilizzando materiali e forme innovative, proponendo possibilità radicali per un contesto urbano contemporaneo.
Sono pervenuti oltre 600 progetti da 43 paesi. Una giuria ha scelto 12 finalisti, le cui opere sono state realizzate e disposte proprio a Union Square. Qui potete vedere l’effetto che fa.