Sul burqa ci dividiamo fra progressisti che han vissuto in società multiculturali e progressisti rimasti sempre in Italia

Creato il 18 settembre 2010 da Anellidifum0

Ho notato una cosa interessante. Sul divieto di burqa, naturalmente, a Sinistra ci dividiamo. Fin qui, direte voi, nulla di nuovo. Ok. La cosa interessante infatti è un’altra. Noi progressisti sul divieto di burqa ci dividiamo fra chi è vissuto alcuni anni in una qualunque società occidentale multiculturale (Germania, Canada, Olanda, UK, ecc.) che hanno cambiato il punto di vista iniziale e si dicono oggi favorevoli a difendere la laicità delle nostre società occidentali contro qualunque integralismo, e progessisti rimasti per lo più in Italia, dove ancor’oggi alcuni temi non si sono proprio posti, perché la minoranza islamica è molto contenuta. Di conseguenza, questi ultimi ritengono di difendere il burqa come esempio di rispetto della libertà di religione (non sapendo che il burqa non è un indumento religioso, ma appartenente a una tradizione di certe società islamiche), oppure come rispetto della libertà d’espressione. Ma noi sappiamo che la libertà d’espressione non è una libertà assoluta. La Costituzione e la Legge stabiliscono dei limiti alla libertà d’espressione, che possiamo grossolanamente riassumere in “tutto ciò che lede un diritto altrui”, come, per esempio, il diritto a non essere diffamato, il diritto a non essere calunniato ma perfino il diritto a non ascoltare bestemmie se sei credente, che forse è perfino un fatto eccessivo (io sono per la libertà di bestemmia, non trovando una bestemmia troppo gravosa per le orecchie di un credente, ma naturalmente altri la penseranno diversamente). La libertà d’espressione del potere, oltretutto, finisce lì dove inizia il diritto al dissenso verbale del popolo, un altro fatto che per molti progressisti italiani non è per nulla chiaro (vedasi il caso Schifani alla festa di Torino). Ma restiamo sul pezzo.

Per dire: io so che una donna islamica che voglia fare la maestra (o la prof, o qualunque altro mestiere statale) deve rispettare un sufficientemente ampio e vago codice di abbigliamento. Come non può andare a lavorare nuda se per caso ama praticare il nudismo, ugualmente non può andare coperta da un burqa (e non solo perché lo stabilisce il Codice Civile, ma anche per ragioni di buon senso: il rispetto di un canone stabilito dalla cultura dominante che, in questo caso, chiede agli impiegati statali di non andare al lavoro nudi né coperti integralmente in modo da nascondere il volto). I più bacchettoni aggiungeranno: “E non può andare al lavoro in minigonna, per rispettare un senso di decenza”. Io su questo dissento, naturalmente, perché non vengo disturbato in nessun modo dalla vista di una maestra in minigonna, e così immagino i bambini, che sono di certo meno smaliziati di me.

Cmqe, io so questa cosa della maestra che non può scafandrarsi col burqa, anche perché mi sono trovato a leggere di questo problema sui giornali canadesi, con la minoranza musulmana che sosteneva essere un suo diritto conservare l’abbigliamento della loro tradizione anche all’estero, anche quando si veste la fascia dell’impiegato statale, e il resto della società canadese (di destra, centro e sinistra) che sosteneva il contrario.

In Italia un problema del genere non si è ancora posto, che io sappia. Si parla di recente di una mamma in burqa che andava a prendere i figli a scuola nel suo scafandro. Le altre mamme hanno raccolto le firme perché spaventava i loro figli. La questione qui è meno rilevante di quella di cui parlavo io, perché la mamma sotto al burqa non rappresenta lo Stato, mentre quella che vuol fare la maestra o la professoressa, sì. Per quanto mi riguarda, sapete già come la penso.

Un intervento che va verso ciò che dico, è venuto pochi minuti fa da Meursalt, facendo la tara alle espressioni troppo generali tipo “gli islamici” che come sappiamo è un’entità astratta che non esiste in modo omogeneo e qualificabile:

Chi fa fumose discettazione sulla libertà d’espressione non conosce l’Islam e nemmeno gli islamici. Sono i soliti volterriani da sussidiario che Voltaire avrebbe seppellito con un aforisma.
Non c’è donna che scelga il burka, se c’è quella donna è fortemente condizionata da una realtà persecutoria che deve avere un freno dettato dall’identità collettiva di un luogo che si offre di accogliere ma non di soccombere. Vivo in Germania da più di un anno e vedere decine di donne col burka è quotidianità. Vincendo la loro diffidenza sono riuscito ad avvicinare ventenni che stavano iniziando a considerare l’opzione di passare dal velo al niqab. Ho chiesto perché e, anche nelle più convinte e ferventi, la risposta è stata il rispetto verso una presenza maschile ingombrate che si preferisce tenere quieta con questo lascito che, seppur doloroso, evita ripercussioni violente.
E non si parla della violenza presunta, dal solito solonico relativismo zoppo, ma di percosse e mutilazione fisica.
Cosa sapete esattamente dell’organizzazione collettiva islamica? Cosa sapete dell’identità e delle regole dei cosiddetti quartieri islamici? Sapete qualcosa in merito al controllo delle donne che è compito di qualunque maschio che si fa vice del parentame maschile momentaneamente assente? Io vi consiglio di approfondire la questione vis à vis e non solo sui fondi dell’ Unità, tenendo sempre presente che la democrazia, lontano dall’essere vittima di sindromi autoimmuni, ha il dovere di difendere se stessa persino da chi ne distorce il senso teorico non avendo presente che essa nasce come organizzazione volta al benessere individuale della collettività, e non è il sonaglino di chi si gingilla con un banale nichilismo che tifa per le macerie.

Tutto ciò per dire cosa? Che nel giro di 10 anni, i progressisti italiani potranno confrontarsi con problemi tipo quelli che Olanda, Canada eccetera hanno già affrontato. Sarete in molti a cambiare opinione, cari compagni. Perché alla fine, la difesa della laicità, dei diritti individuali, sono più importanti di ogni altra cosa. E ve ne renderete conto.

E’ chiaro che su un tema del genere, Vendola dovrà parlare in modo chiaro, se vuole prendere i voti di queste due sinistre. Nulla potrà esser peggio di un traccheggiamento fra le due posizioni.


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