C'è che mi parte la socia di measachair. Che poi: ci siamo viste in 3D tre volte, stiamo a chilometri di distanza, cosa cambierà chattare con lei dall'Inghilterra anziché da Firenze? Niente. Ma scatta già la nostalgia per le storie di sedie a quattro mani e la curiosità per le sedie inglesi che incontrerà e spero abbia il tempo di raccontarmi in questi mesi e chissà come ci organizzeremo e soprattutto a che ora di notte succederà e si coprirà abbastanza, là farà freddo, che quelle scarpette romantiche che si è presa e quei vestitini bon ton, mmm, e poi il cibo, che mi è delicatina, e insomma e bla e bla e bla. Mi scatta fuori la mamma, accidenti. E poi quelle ottomila cose aperte. Le interviste (ogni volta che Stima pronuncia il termine intervista, a un giornalista vero viene la gastrite forte forte forte), tante in sospeso, un paio che non si concretizzeranno mai ma che sono diventate finestre per sbirciare stanze sconosciute, alcune persone sinceramente incuriosite e complici. E una conversazione in corso di quelle che vorrei credermi alla pari, e così vengo trattata, ma so che alla pari non sono e di nuovo mi penso come il bambino rappresentato da Novello di fronte alla commissione d'esame (Chi era Nerone? questo qui). Ah, le persone davvero grandi, preparate e serie quanto sono umili!E le storie di sedie. Tutte quelle bozze, tutte quelle immagini, il quadernino arancio esausto, quello verde speranzoso. E il tumblr delle sedie e la pagina facebook, che vivono di vita propria, una vita internazionale con tendenze orientali che una si chiede: "ma questo, dall'India, come ci è finito qui? e che effetto gli fa?". Tanta roba, ce la faremo?
Ma ora vi invito a giocare con noi. Siete pronti? venite che ci sediamo vicini vicini. Play!