Lo stato romano-bizantino era in declino già dall’XI secolo, e proprio per via delle politiche interne ed esterne sovracitate. Già nel VI-VII secolo dopo Cristo l’universalismo romano, il sogno di restaurazione imperiale dell’intera area imperiale romana si era rivelata impossibile, nonostante l’impegno e il prestigio di sovrani come Giustiniano I (527-565 d.C.) e di Eraclio (610-641 d.C.) I successori di Eraclio, più saggiamente ripiegarono sulla più difendibile Anatolia centro-occidentale, diventata il vero cuore e perno della Romània, e su una serie di enclavi costiere europee tra Mar Nero e Adriatico, accettando DE FACTO la progressiva diminuzione e perdita dei territori balcanici, e italiani e africani riconquistati da Giustiniano. Quindi se DE JURE, il sovrano romano di Costantinopoli continuava a sentirsi il supremo sovrano dell’Ecumene Cristiana, de facto era a capo di un più ridotto, ma più robusto e difendibile stato orientale, e questa politica tra VII e X secolo gli aveva garantito oltre alla sopravvivenza, di “riciclarsi” nel nuovo ruolo di antemurale della Cristianità Ortodossa Calcedoniana contro l’Islam, nonché di faro di civiltà cristiana ortodossa, nella rievangelizzazione dei Balcani slavi e nell’Evangelizzazione della Rus’ di Kiev nei secoli IX-XI. E tuttavia questa situazione di SANA CONCRETEZZA romea, era cessata colla disgregazione del Califfato Abbaside e la ripresa della politica espansionista, in Armenia, Siria, Balcani e Longobardia minor, l’Italia meridionale. Se al principio, questo espansionismo era una necessità difensiva e finalizzata alla sicurezza di un confine più omogeneo, come nelle campagne condotte dal generale Stauracio per sottomettere gli Slavi del retroterra tra Tessalonica e Atene nel 783 d.C., sotto il regno di Costantino VI (780-797 d.C.), e poi di Niceforo I (802-811), Michele III (842-867) e Basilio I (867-886), che assicurarono alla Romània il possesso di una fascia costiera contigua tra Costantinopoli e Durazzo, la riconquista del Peloponneso, che ormai veniva chiamato Morea alla maniera slava, e della stessa Longobardia minor, queste conquiste dicevo, servivano a rendere più contigui i domini europei e a parare la minaccia di un’alleanza bulgaro-araba. Idem le campagne di riconquista di Creta (960-961) e Cipro (965), che liberarono l’Egeo dalla minacciosa e devastante presenza piratesca musulmana. In seguito però, nell’avanzata in Armenia e Siria, così come in Bulgaria, qui grazie a Basilio II (976-1025 d.C.), le autorità romane, dimentiche della lezione del passato, ripresero GLI STESSI ERRORI, del VI-VII secolo, con la compressione violenta dei nuovi popoli acquisiti e del collasso di strutture militari-finanziarie studiate e concepite per scopi DIFENSIVI, e che non potevano durare, ne garantire il possesso stabile dei nuovi territori nel caso di nuove invasioni di cui abbiamo accennato. E quindi fu il DISASTRO, disastro dovuto a megalomania, mancanza di realismo politico, e soprattutto della FINE della possibilità di CONCRETA ATTUAZIONE dell’Universalismo Romano, quando invece si andava in direzione di più limitati ma più difendibili, stati “nazionali”, nei secc. XI-XIII. Lo stesso del resto accadde anche nel Sacro Romano Impero, restaurato dagli Ottoni nel X secolo, e collassato per i sogni altrettanto impossibili degli imperatori svevi Hohenstaufen (1138-1254), con Federico I Barbarossa e suo nipote, il fin troppo lodato Federico II (1220-1250). I quali nel tentativo di restaurare il loro potere sovrano diretto sul Regno d’Italia longobardo-carolongio, ormai frantumato in comuni e feudi, e nella lotta col Papato per il potere supremo sul mondo franco, gli Hohenstaufen, consumarono le ultime risorse imperiali, abbandonando DE FACTO la Germania ai grandi principi, ecclesiastici e soprattutto laici, questi ultimi poi, i veri autori della conquista-evangelizzazione-germanizzazione delle terre slavo-baltiche tra Elba e il Golfo di Finlandia…. Alla morte di Corrado IV (1254), il Sacro Romano Impero esisteva solo DE JURE (durerà fino al 1806), ma ormai il Primo Reich, era una congerie di grandi e piccoli feudi, laici ed ecclesiastici, e di città libere, de facto autonome. Le successive dinastie degli Asburgo e dei Lussemburgo infatti, cercheranno di ritagliarsi all’interno dei confini imperiali, una serie di compatte e limitate aree DIRETTAMENTE APPARTENENTI alle loro dinastie, in modo da gestire meglio quello che era appunto diventato una FINZIONE GIURIDICA.
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Sul declino della Romània bizantina – 3 (di Mirko Pazienza)
Creato il 30 maggio 2012 da IstanbulavrupaPossono interessarti anche questi articoli :
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