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SUL FARE QUALCOSA ovvero L'INDIGNAZIONE DA SALOTTO

Da Vale
Mettiamola così... io e K. usciamo da un paio di settimane un tantinello intense. Soprattutto per lui, lo ammetto, ma di conseguenza anche per me. Come ho già scritto da qualche parte, lui si occupa anche di politica e le sere di questi benedetti 15 giorni sono state dedicate quasi tutte alla causa.
Le varie vicissitudini della nostra politica italiana, che sembrano più che altro un film erotico-impegnato degli anni '70 e la grave tragedia che sta colpendo i paesi dell'Africa del Nord, mi fanno sorgere una domanda. Ma io cosa penso della Politica? E come la voglio raccontare ai miei figli?

SUL FARE QUALCOSA ovvero L'INDIGNAZIONE DA SALOTTO

Rappresentazione iconografica del cervello di K.

Ogni tanto K. quando è stanco e deluso della sua partecipazione attiva alla politica, mi dice che vorrebbe che andassimo a vivere nel posto più remoto del mondo (EH?? Io??) e che io sì che sono d'esempio ai nostri figli, perché è con fatti che si fa politica, portandoli al bio sotto casa, parlandogli di riciclo, andando a ritirare le verdure al GAS, organizzando merende a scuola, ecc...
Ecco, in questo frangente il mio ego di mamma si gonfia come una mongolfiera, ma poi penso che no. Non è vero, o meglio, è vero in parte. Perché la famiglia, per quanto ci giriamo in tondo, non è una democrazia, e i nostri figli fanno così perché noi abbiamo scelto per loro, diciamo che li stiamo portando per mano lungo un sentiero che noi abbiamo spianato. Non parlerei di politica.

SUL FARE QUALCOSA ovvero L'INDIGNAZIONE DA SALOTTO

Letture di K.

Penso che insegnare ai bambini che la politica sia una cosa sporca, che infetta e che fa marcire proprio non ce la posso fare, anche se il quotidiano porterebbe a questa facile visione delle cose. Penso che la politica sia metterci la faccia per un'ideale più grande e condiviso, facile agire solo nel proprio nido...
Penso anche che la politica debba essere pragmatica, ma non quel: "Oh signor K., ma ha visto la piazza?? Ma non si può fare qualcosa? Ma non fate niente??". Io a questo risponderei con: "Ma accidenti ma se è un mese che il signor K e i suoi scrivono articoli, fanno serate, chiedono firme... e allora!!! E allora!!! Ecco, sai cosa ti meriti, di scivolare anche tu su quella lastra di cemento gelata che vi ostinate a chiamare piazza!!! Chi hai votato eh? Dai, dimmelo!!" e invece lui risponde: "Eh sì, è da un po' che ci muoviamo per cercare di capire come affrontare........" ecc. ecc.Ecco, fare politica vuol dire mediare pazientemente, andare avanti e poi, se qualcuno s'è perso per strada ritornare indietro e riparlare, altro che la sciarpa che sto facendo a lana... la politica è un lavoro di fine cesellatura.
La politica è anche osare incamminarsi su sentieri nuovi e non continuare a guardarsi le spalle, superare la guerra fredda degli anni '50 è lecito nel 2011, no?

SUL FARE QUALCOSA ovvero L'INDIGNAZIONE DA SALOTTO

Scrivania di K. - parte 1

La politica a casa mia toglie tempo a un papà. E questo spesso mi fa arrabbiare. E visto che è troppo difficile spiegare a dei bambini di 3 e 6 anni dov'è il papà, il papà nel loro immaginario è sempre in riunione. Ma riunione di cosa? Ma perché parla sempre? Ma perché sempre quando è buio?
Però. Quando siamo a tavola, la sera, e parliamo di quello che succede nel nostro piccolo paese o in quello grande, ogni tanto mi scappa un "bisogna fare qualcosa..." e K. mi guarda con gli occhi da cui passa un lampo che dice: "oh no, anche tu", ma se ne va subito e poi aggiunge: "cosa possiamo fare che non abbiamo ancora fatto? Dai, pensaci anche tu..." e il giro ricomincia. 

SUL FARE QUALCOSA ovvero L'INDIGNAZIONE DA SALOTTO

Scrivania di K. - parte 2

Forse l'esempio sarà la risposta alle domande che mi sono posta. Come racconto la politica ai miei figli? Raccontando quello che fa il loro papà. Semplicemente.
Alla fine della campagna elettorale, tre anni fa, l'ultima sera, stremati da un tour de force allucinante, attaccati da destra e sinistra senza sosta, la lista civica fece una festa nel centro della nostra città. K. prese il microfono per ringraziare e suo figlio maggiore, che come suo padre quando vede un microfono non capisce più niente, glielo soffiò in un volo annunciando che il giorno dopo saremmo andati tutti a Gardaland. Tutti, ma proprio tutti tutti. Aveva scambiato quelle persone che avevano condiviso un sogno politico in amici con cui andare nel posto per lui più bello al mondo. Forse anche questo scambio è fare politica.

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