di Rina Brundu. Se il destino del governo delle larghe intese di Enrico Letta si potesse paragonare al destino del famoso gatto di Schrödinger (1), nel preciso momento in cui si scrive – momento successivo alla chiusura dello straordinario vertice di Arcore dove lo stato maggiore del PDL ha deciso che la decadenza di Silvio Berlusconi “dalla carica di senatore è impensabile e costituzionalmente inaccettabile” (ma di quale Costituzione parlano? Guinea Equatoriale?) – si potrebbe senz’altro affermare che il gatto… pardon, l’Esecutivo non è ancora morto. Per meglio dire, la fiala di veleno nascosta nella scatola alla sua nascita non dovrebbe essersi ancora rotta.
Certo nessuno lo sa con precisione e per adesso sembrerebbe che a destra come a sinistra non si abbia alcuna intenzione di andare a verificare, compiere l’osservazione necessaria. Lo stesso Brunetta ha detto che lui è serenissimo, dichiarazione in qualche modo provocatoria e che potrebbe pure essere accolta dal nostro felino-sui-generis, sottoposto a cotanto supplizio, con un’improbabile zampetta media alzata. Ma se nessuno vuole andare a guardare, è pure vero che sono in tanti a sollecitare la rottura delle scatole… uhm, la rottura dentro la scatola, con i fatti e con le parole. L’unica nota ufficiale a destra resta naturalmente quella di Alfano che oltre a lamentare la già citata “incostituzionalità” della decadenza di Berlusconi, ha anche detto che “«Il Popolo della Libertà è come sempre unito, compatto e deciso, a fianco del suo presidente Silvio Berlusconi, a cui è molto legato da indissolubili vincoli di affetto e di condivisione politica». Una bordata che a dispetto delle apparenze, il gatto lo sa bene, suona sibillina (nonché minacciosa) e ricorda molto da vicino la formidabile creazione guareschiana inserita nella serie Obbedienza cieca, pronta e assoluta: “Contrordine, compagni! La frase pubblicata sull’Unità: “Bisogna scendere in campo con bandiere e porci, alla testa delle masse” contiene un errore di stampa e pertanto va letta: “Bisogna scendere in piazza con bandiere, e porci alla testa delle masse”.
Sull’altro fronte le sollecitazioni al rilascio del veleno arrivano soprattutto da Matteo Renzi che dal 1994 in poi, sembrerebbe avere distillato le sue funeste dichiarazioni (i.e. funeste per il destino del gatto politico in questione), in maniera quasi matematica e con una chiara accelerazione negli ultimi tempi. Di fatto, un suo ideale aforismario, che in comune con quello di Flaiano avrebbe soltanto il nome, leggerebbe:
«Vorrei dare la soluzione: spostando l’accento è voce di verbo».
(La Ruota della Fortuna, 1994)
«Io mi sono stancato… mi sono stufato…. da domani mattina non ne parlo più (ndr. delle sorti del governo). Oggi finisco tutto, da domani mattina se vogliono mi trovano a Palazzo Vecchio…».
(Bersaglio Mobile, 18-07-2013)
«Stavolta non mi fregano, aspetto le regole definitive».
(citato dal Corriere online, 24-08-2013)
«Adesso penso a fare il sindaco e sulla politica nazionale non dirò nulla. Fino a venerdì prossimo (ndr 30 agosto)…».
(citato dal Corriere online, 24-08-2013)
Sfido chiunque – al posto del gatto intendo, pardon dei membri dell’Esecutivo – a far trascorrere anche una sola giornata di quest’altra lunga estate di maledetta follia politica italica, senza toccarsi i cosiddetti (appunto!). Pensare che sarebbe tutto molto più semplice: Silvio dovrebbe dimettersi! Lo ha detto anche il Lider Maximo D’Alema, sferrando alla scatola una strattonata non indifferente, che se non ha avvelenato il felino incarcerato, dovrebbe averlo comunque fatto arrivare all’altro mondo per la sorpresa procurata dalla sua successiva dichiarazione: “Letta? Non ha futuro. Con Renzi vinciamo”. Sì, ripensandoci e a ben “guardare” il gatto è proprio morto: viva il gatto!
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1) All’interno di una scatola d’acciaio Schrödinger (Erwin Schrödinger 1887 –1961, fisico austriaco) immagina di porre un gatto e una piccola quantità di sostanza radioattiva, la cui disintegrazione viene registrata da parte di un contatore Geiger il quale a sua volta mette in azione un martello che infrange una fialetta di veleno in forma gassosa. Ora volendo seguire alla lettera la teoria quantistica, sostiene Schrödinger, passato un certo periodo di tempo dall’istante in cui il gatto è stato messo all’interno della scatola e ha avuto inizio l’esperimento, ci si trova nella situazione in cui il momento della disintegrazione della sostanza radioattiva non può essere calcolato con esattezza e quindi ci si trova nella impossibilità oggettiva di assegnare un reale stato di vita o di morte al gatto. Anzi ci si trova in una strana situazione ove la fiala di veleno risulta potenzialmente allo stesso tempo rotta e non rotta, con un gatto contemporaneamente vivo e morto fino a quando non si apre la scatola, ossia non si compie un’osservazione (dalla Rete).
Featured image, Erwin Schrödinger nel 1933.