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Non mi sono dimenticato del Polinik! Da Cima Avostanis l’abbiamo visto domenica scorsa. Marisa l’anno scorso non era potuta venire e la cosa dispiaceva ad entrambi. Così, cambio di programma, abbandoniamo l’idea di un giro di ricognizione nei dintorni del Foran de Gialine per vedere come butta da quelle parti………
Giornata splendida, si parte da Plocken Haus. Alle spalle impone la sua gradita mole la sagoma del Cellon. Davanti a noi già compare la meta.Verso est la strada forestale che penetra la vallata tra il Polinik e la catena del Pal è quasi in piano, si supera il piccolo laghetto di Grunsee sulle cui acque si specchiano il cielo azzurro e le cime circostanti, fino ad incontrare le indicazioni del sentiero per la cima. Il sentiero è piuttosto ripido e per parecchi tratti immerso nel bosco. I pochi panorami non compensano la fatica della salita in questa giornata che finalmente sa d’estate. Lo lasciamo quindi per la discesa, prendendo la più comoda strada forestale di servizio alle malghe che, seppur più lunga, è piacevole. Il percorso anche se può sembrare interminabile sulla carta si allunga al massimo di una mezz’ora ma regala viste decisamente più remunerativa sulle montagne , sulla creta di Collina, sul Pal Piccolo, sul Mooskofel e sulla Creta di Timau, facendo un po’ da preludio allo spettacolo che ci attende più su.
La strada si ricongiunge con il segnavia dove si imbocca il sentiero immergendosi in un bel boschetto di conifere, i raggi del sole filtrano tra i rami a disegnar di luce le felci umide del sottobosco, poi si esce all’aperto, nei prati della Obere Spielboden Alm punteggiati di fiori. A lunghe ma comode svolte raggiungiamo la piccola casetta in legno felicemente posizionata su una terrazza naturale. Un fontana , le mucche al pascolo, i colori d’estate san tanto di Carinzia. Il panorama è molto bello così, prima di proseguire lungo il sentiero a monte della casetta, facciamo una lunga sosta. Le mucche al pascolo cercano di fare amicizia …..
Poi si prosegue, siamo circa a metà. Il sentiero sale e in un paio panoramici cambi di direzione ci accompagna al ripiano superiore. Qualche fischio di marmotta, altre mucche curiose, un piccolo laghetto, tutto molto bucolico e rilassante. Sembra tanto di essere immersi in ideali paesaggi pubblicitari dove nascono sani prodotti genuini. A parte la compagnia delle marmotte e il sibilo delle ali di un piccolo aliante, nessun rumore…….. il chè vuol dire anche nessuna premura di arrivare. Risaliamo il vallone puntando alla forcella, il piccolo intaglio della Spielboden Torl tra il Polinik e l’Elferspitz. Qui la pendenza aumenta e l’arrivo alla piccola sella richiama un'altra breve sosta prima del tratto finale. E intanto, seguendo con lo sguardo la traccia che scende a Mauten, si può ampliare verso la vallata del Gail e le numerose cime austriache.
Cielo azzurro e nuvole alte, come batuffoli di cotone danno profondità alle scene…. Giornata ottima, si sale ancora. Adesso il terreno cambia, l’erba si dirada lasciando posto progressivamente alla bianca roccia della cupola sommitale. Si procede tra detriti e roccette lungo il largo crestone, fino, aggirando un ultimo spigolo si arriva in cima. Marisa è contenta, il rito della stretta di mano e poi stiam li a guardare lo spettacolo attorno a noi. In cima siamo soli ma ci fa compagnia una fantasia di creste, cime e nuvole. Giornatona.
L’ultima volta siam scesi in fretta e furia con la nebbia e le nuvole che minacciavano temporale, stavolta invece ce la prendiamo comoda. Cjanevate e Coglians in riga, le sagome lontane ma inconfondibili delle Giulie, il gruppo del Pal, la Creta di Timau e la Cima Avostanis dove in pratica è nata la bella idea di tornare qui. E da qui fantastichiamo sulle prossime mete…..cullati da un venticello stile no stress.
Poi si scende, lasciamo alle spalle l’omino di pietre e la grande croce, ancora una breve sosta prima della forcella, un po’ per fare indigestione di paesaggi, un po’ per ammirare i giochi di una marmotta sul suo terreno preferito, senza disturbarla.
Scendiamo alla Obere Spielboden Alm dove le mucche si mettono in fila per una foto di gruppo a ricordo della loro scampagnata, qualche foto per le cartoline e infine giù nel bosco, stavolta per il sentiero. Il sentiero secondo me non è molto bello, piuttosto ripido e in molti tratti l’ambiente è rovinato dagli schianti dell’inverno. La terrazza su cui sorgono i ruderi della Untere Spielboden Alm e alcuni scorci sul piccolo laghetto però riportano ad atmosfere di ampio respiro, dove sembra che nel mondo non ci siamo problemi.
Sarà anche per questo che ci piace tanto rompere la routine settimanale cambiando prospettive e orizzonti alla “pianura”. Uscire per qualche ora dagli ingranaggi che stritolano guardando le cose da un'altra angolatura. Si sa che poi alla fine bisogna tornare giù, però………
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