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Sul Nascere: l’Unicità del Due

Creato il 16 maggio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il maggio 16, 2012 | TEATRO | Autore: Agnese Maugeri

Sul Nascere: l’Unicità del DueUn titolo semplicissimo che racchiude nel suo significato l’essenza dell’esistenza: “Sul Nascere”. Questo è il nome dell’ultimo spettacolo creato dalla compagnia NèonTeatro (Giuseppe Calcagno, Manuela Partanni, Stefania Di Prima) insieme a un gruppo di attori diversamente abili del Teatro dell’Arte O.D.A. (Opera Diocesana Assistenza) di Catania, andato in scena al Centro Culturale Zō per la regia di Monica Felloni e la direzione artistica di Piero Ristagno. Dopo aver visto la precedente mise en scène della compagnia “Thank you Mr. Down”, che molto mi appassionò anche nel recensirla, mi sono chiesta come avrei potuto scrivere di un nuovo spettacolo che mi ha sorpreso e colpito quanto il precedente, senza diventare banale, ma cercando di catturarne il senso e la passione, in modo da trasmetterli. Una scena scarna. Solo luci e un pannello bianco come sfondo, dal quale compaiono immagini. Una voce fuori campo legge brani di poesie di Walt Whitman, Italo Calvino, Jean Jono, Erri De Luca. La prima, proprio di De Luca, recita così: «Quando saremo due saremo veglia e sonno / affonderemo nella stessa polpa / come il dente di latte e il suo secondo, / saremo due come sono le acque, le dolci e le salate, / come i cieli, del giorno e della notte, / due come sono i piedi, gli occhi, i reni, / come i tempi del battito / i colpi del respiro. / Quando saremo due non avremo metà / saremo un due che non si può dividere con niente. / Quando saremo due, nessuno sarà uno, / uno sarà l’uguale di nessuno / e l’unità consisterà nel due. / Quando saremo due / cambierà nome pure l’universo / diventerà diverso». Esattamente questo è il cuore dello spettacolo: l’essere due, il nascere insieme per vivere quel tempo, quel ritmo, che scandisce ogni ciclo vitale della terra, non come un essere solo e unico, ma come un’entità facente parte almeno di un doppio. Una nascita non solo fisica, come un fiore, un albero, un palazzo, un uomo, ma anche concettuale, di un pensiero, di un amore, una nascita intesa come creazione e creatività capace di modificare il reale facendolo proprio rinascere.

Sul Nascere: l’Unicità del Due

La rappresentazione ha nella poesia il suo centro vitale: è il ritmo che si sprigiona nei gesti, nelle emozioni, nella musica, nelle parole con il loro tessuto drammaturgico semplice, a essere intrinsecamente poetico; sono gli attori che con la loro naturale bravura rendono la scena viva. Non voglio soffermarmi sulla mera descrizione e racconto della pièce, proprio perché come ho precedentemente detto voglio, parlarvi di ciò che ha colpito la mia attenzione. Guardando i protagonisti durante il recital, quello che più si notava era proprio “il discorso del due” spiegato nella poesia di De Luca: non solo l’affidarsi, l’abbandonarsi all’altro, il diventare uno in due. Un rapporto di rispetto, di professionalità e di alta fiducia è quello che la compagnia del Teatro Nèon ha instaurato con gli attori disabili, un legame che si percepisce sin dentro le fibre della rappresentazione. Sono sorrisi e sguardi di complicità, è il danzare con leggerezza e trasporto, così da trasformare alcuni dispositivi di sostegno in mezzi coreografici. È l’unione di diverse persone che, ognuna con la propria storia, arricchiscono questo gruppo, rendendolo indissolubile. Ciascuno diventa il prolungamento dell’altro, non si notano difficoltà né differenze, solo forza e voglia di rappresentare ciò che si è. Ecco cosa vuol dire nascere e rinascere: il fidarsi totalmente di chi abbiamo accanto, che vuol aiutarci e al contempo ha bisogno di essere sostenuto, è il trovare un abbraccio dentro il quale si riesca a respirare e sentirsi liberi. Lo spettacolo allestito in modo semplice, punta soprattutto sul messaggio che vuol mandare a chi lo guarda, che arrivi per mezzo dei brani poetici o mediante la musica, le luci e le immagini, o ancor meglio, tramite la recitazione della compagnia, non è importante; ciò che conta è che il significato venga capito, afferrato dal pubblico, e che una volta terminati gli applausi e chiuso il sipario, ci si renda conto che niente diventa difficile o impossibile, che si può nascere come “un uno” ma rinascere “in due”.

Per le immagini si ringrazia l’Associazione Culturale Nèon



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