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Sul problema islamico dopo l’attentato a Charlie Hebdo

Creato il 07 gennaio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
charliedi Michele Marsonet. Con il sangue ancora caldo e versato sulle strade, è già iniziato il solito balletto delle distinzioni. Gli autori del massacro di Parigi – ci viene detto – non rappresentano affatto il vero Islam, che sarebbe pacifico, illuminato e tollerante.

Io credo sia giunto il momento di finirla con queste ipocrite finzioni. Lo spirito islamico è intrinsecamente guerriero, oscurantista e per niente tollerante. Gli islamici, inclusi i cosiddetti “moderati”, perseguono un disegno di egemonia culturale che non sempre si esprime con le armi, ma punta comunque alla conquista dall’interno dei Paesi occidentali. Intendo conquista delle nostre menti e dei nostri cuori.

Molti si scandalizzano di fronte alla perplessità che suscita il progetto di costruire sempre nuove moschee nelle nostre città. Provate però a chiedere la reciprocità, a pretendere che al contempo venga concesso il permesso di costruire nuove chiese non dico in Afghanistan o nel presunto califfato di al-Baghdadi, ma in nazioni in teorie strette alleate dell’Occidente come Arabia Saudita, Qatar e Pakistan.

Ci si scontra subito con un muro di dinieghi: loro e noi non siamo uguali. Una nuova moschea a Milano, Parigi o Londra è un diritto sacrosanto. Una nuova chiesa a Riyad, Islamabad o Doha è un’offesa intollerabile per l’Islam.

Fino a quando saremo disposti a sopportare questa incredibile discrasia? Abbiamo adottato allegramente e in modo unilaterale il multiculturalismo, senza chiedere – com’era nostro diritto – che anche gli altri lo facessero.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Interi quartieri delle nostre metropoli sono governate dalla sharia tanto che, passeggiando in certe aree di Londra e Parigi, si ha la sensazione di essere trasportati all’improvviso in un mondo completamente diverso.
Gli abitanti vivono osservando con scrupolo leggi e usanze dei Paesi d’origine, ignorando con la massima tranquillità ciò che avviene all’esterno. E l’immigrazione incontrollata e favorita dal buonismo imperante in certi ambienti ha aggravato a dismisura la situazione.

Ora si è capito che i terroristi islamici sono tra noi, e che non occorre andare in Medio Oriente per trovarli. Sono ovunque, come pesci che nuotano nel clima di rilassatezza generale perfettamente a loro agio.

Il romanzo “Sottomissione” di Michel Houllebecq, che tanto scandalo sta suscitando nel mondo occidentale, si limita a fare previsioni che, visto l’andazzo, potrebbero realizzarsi in tempi non lontani. Potremmo insomma trovarci con un partito islamico al potere, votato per amore del quieto vivere e aspirando alle prebende che offrirebbe.

Una mera distopia? Dipende. Se riusciremo a svegliarci prima del disastro c’è qualche probabilità di salvezza. In caso contrario la rassegnazione, già oggi percepibile in vasti settori della nostra società, ci condurrà nel buco nero descritto dallo scrittore francese.

E pensare che il direttore di Charlie Hebdo aveva previsto la propria morte. Siamo in fondo così abituati a vedere vignette satiriche sui nostri profeti, e neppure ci viene in mente che i profeti degli altri, invece, non possono essere toccati.

Chissà se l’Unione Europea, che tanti si ostinano a confondere con l’Europa, riuscirà e elaborare una strategia coerente per fronteggiare l’emergenza. Tutta presa com’è dalle discussioni sulle percentuali di sforamento del deficit.

L’Occidente intero sta bruciando, ma a Bruxelles pare che la gravità degli eventi non venga percepita. La UE è una Bella Addormentata il cui risveglio sarà demandato a un Principe più nero che azzurro.

Featured image, volantino digitale e motto di potesta

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