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Sul sito neonazi Holywar la lista nera dei “complici di Israele” (con tanti giornalisti)

Da Kobayashi @K0bayashi

holywarIl sito web di ispirazione neonazista HolyWar ha pubblicato online una vera e propria “lista di proscrizionecon i nomi di 163 professori universitari italiani, docenti che insegnano in 26 atenei di tutta la penisola (Roma, Trieste, Torino, Udine, Venezia, Milano, Pavia, Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, Genova, Firenze, Pisa, Perugia, Urbino, Macerata, Napoli, Chieti, Cassino, Lecce, Bari, Calabria e Palermo) e all’estero (uno in Inghilterra e l’altro in Germania), definiti come sayanim (ossia “i devoti”) e considerati da chi ha stilato la lista molto pericolosi in quanto presunti collaboratori segreti dell’intelligence israeliana.

In un’altra lista nera, apparsa sullo stesso sito, figurano invece altre personalità del mondo del giornalismo, della filosofia, della politica e della letteratura accusate di essere presunti “complici” di Israele e in particolare, secondo i deliri degli amministratori dello spazio web, “i complici volonterosi dell’antisemita (perché ferocemente anti-araba) Fiamma Nirenstein”, una deputata del Pdl. Tra questi anche, appunto, numerosi tra giornalisti, direttori di giornali ed editorialisti colpevoli, secondo HolyWar, di voler “mettere il bavaglio a Internet”.

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Oltre alla Nirenstein fanno parte dell’elenco il direttore del Foglio Giuliano Ferrara, il presidente Rcs Libri ed ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, il giornalista di informazionecorretta.com e Libero Angelo Pezzana, i giornalisti del Foglio Giulio Meotti e Carlo Panella, i giornalisti Susanna Nirenstein e Daniele Scalise, il giornalista e collaboratore del sito web Linkiesta Peppino Caldarola, il direttore dell’Occidentale Giancarlo Loquenzi, il direttore del mensile Shalom Giacomo Kahn, l’editorialista del Jerusalem Post Caroline Glick.

La procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla vicenda affidandolo al pm Luca Tescaroli, che indaga per il reato di istigazione all’odio razziale sulla base di un’informativa della Digos.


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