©UCAM) UN’IMMAGINE DEL POLLINE TROVATO SUL SUDARIO DI OVIEDO (FOTO UCAM)
Lo ha annunciato l’Università Cattolica di Murcia: grazie a un microscopio a scansione elettronica è stato scoperto un grano di polline compatibile con l’Helicrysum identificato sul lenzuolo torinese
di Andrea Tornielli
Un grano di polline rimasto inglobato in una macchia di sangue e identificato della stessa specie riscontrata come preponderante tra quelle trovate sulla Sindone di Torino. È questa la traccia per un possibile collegamento tra il Sudario di Oviedo, un drappo di lino di dimensione ridotte, e il lenzuolo funerario sul quale è rimasta misteriosamente impressa l’immagine di un uomo percosso, flagellato e crocifisso nel modo in cui i vangeli narrano la passione di Gesù. La scoperta è stata comunicata dall’Università Cattolica della Murcia.
«I ricercatori della UCAM – si legge nel comunicato – hanno trovato evidenze scientifiche che situano il Sudario di Oviedo nello stesso scenario della Sacra Sindone. La scoperta è stata possibile grazie al microscopio a scansione elettronica in dotazione all’Università Cattolica di Murcia che ha permesso di identificare il sangue e il polline».
Il grano di polline scoperto con il nuovo microscopio apparterrebbe a una pianta che, secondo l’esperta in palinologia del EDICES, Marzia Boi, è compatibile con la specie botanica Helicrysum Sp. Lo stesso che la ricercatrice ha identificato nella Sindone. «Si è esclusa l’ipotesi che si tratti di una contaminazione posteriore – affermano i ricercatori spagnoli – in quanto il polline è stato trovato aderente al sangue», dunque è arrivato al telo «nello stesso tempo del sangue e non casualmente in un momento successivo».
Secondo quanto segnalato dal Capo Sezione di Istopatologia Forense dell’Istituto di Medicina Legale di Murcia e Direttore del gruppo di ricerca del Centro Spagnolo di Sindonologia (EDICES), Alfonso Sánchez Hermosilla, si tratta di «una concordanza in più, che si aggiunge alla crescente lista di concordanze evidenziate dagli studi scientifici sulle due reliquie della passione attribuite a Gesù di Nazaret».
Tra gli elementi già acquisiti grazie alle ricerche di Pierluigi Baima Bollone c’è il fatto che le macchie di sangue del Sudario di Oviedo come quelle della Sindone di Torino appartengono al gruppo sanguigno AB. Inoltre le macchie di sangue del Sudario di Oviedo combaciano con le macchie di sangue del volto della Sindone, cosa che si può spiegare solo se le due tele avessero coperto lo stesso volto.
L’Helicrysum è stato utilizzato, per migliaia di anni, a fini cosmetici nel Medio Oriente, in più, era anche usato nella sepoltura dei cadaveri nella comunità ebraica del primo secolo dell’era cristiana. Secondo quanto affermato da Marzia Boi, l’Helichrysum è il polline più abbondante sulla Sindone di Torino (29,1%), seguito da Cistaceae con l’8.2%, Apiaceae con il 4.2% e Pistacia con lo 0.6%. «Tutte le piante menzionate sono di pollinizzazione entomofila: i loro pollini si spostano con l’aiuto di insetti e non nell’aria; questo dimostra che ci deve essere stato un contatto diretto o con le piante o con i prodotti di uso funerario… la lista dei pollini rivela la traccia delle piante più usate negli antichi riti funerari. I pollini riconosciuti chiariscono che il telo è stato unto con oli e unguenti, così come probabilmente il corpo che ha avvolto».
Per la ricercatrice «i pollini dominanti nella Sindone sono l’immagine del rituale funerario secondo gli usi di 2000 anni fa in Asia Minore. Sono i componenti degli unguenti e olii più preziosi dell’epoca che sono rimasti straordinariamente sigillati nella tela». L’identificazione di un grano di polline della stessa pianta sul Sudario di Oviedo potrebbe confermare che all’inizio le due stoffe si trovavano sulla stessa scena.
Va ricordato che la datazione al radiocarbonio sul Sudario di Oviedo non lo ha datato al primo secolo dell’era cristiana, ma circa all’anno 700. Mentre è noto che i test al carbonio 14 sulla Sindone di Torino diedero un esito che la collocava nel Medio Evo.
Fonte: Vatican Insider -La Stampa-
Bensì, è anche nota la diversità di opinione su quella datazione, in riferimento alla Sindone. Per via delle polemiche nate sulle modalità protocollari falsificate che la invaliderebbero, non si capisce perché l’autore dell’articolo, si ostini in termini politicamente corretti, a prenderla in considerazione, senza rendersi conto che se fosse dell’età medievale, la Sindone, non avrebbe nessun senso continuare a considerarla come reliquia…sarebbe una contraddizione.
(breve nota personale)