Amo l’uomo sorprendente. Il super eroe che rischia di frantumarsi contro un grattacielo per guardarmi. Che abbia poche virtù ma autentiche. L’amore per le orchidee e la pazienza nel coltivarle, l’hobby di collezionare versi, di impararli a memoria e non declamarli. Il solitario che non ha bisogno di conferme.
L’uomo che parla troppo dell’amore e di se stesso mi disgusta. Quello che pensa che il suo sia l’unico punto di vista è ottuso. Il moralista che per adeguarsi ai tempi finge di essere un libertino si tradisce presto. Appena tre ore dopo, a letto, con lo sguardo imbarazzato di chi certe robe così non le ha mai fatte. L’uomo che amo è pieno di bug di sistema dentro un corpo forte e non muscoloso. Mi tocca riavviarlo più volte perché ragioni e metta i file nelle cartelle giuste. Però, infila i calzini nel cesto della biancheria e al mattino, come me, ama raccontarmi i suoi sogni e fino in fondo. Li riporta su un quaderno che tiene accanto al letto e che io non aprirò nemmeno alla sua morte. E ogni volta che lo incontro e gli dormo accanto, prego di non dover mai scoprire l’altra faccia, quella del bambino deficiente che non capisce come mai io abbia scoperto l’astuto inganno.
Perché il tradimento ha sempre la stessa faccia: quella della sua stupidità e della mia fiducia in me stessa. Ha il ritmo del balbettio acuto e la puzza del sudore che gli cola anche sulla fronte e dello sperma lì, sulle lenzuola e ancora fresco.
Il tradimento ha il sorriso malcelato del solito –oh dio, mi dispiace davvero io non volevo farlo-. Ha sempre la stessa ambiguità nello sguardo: non sa se preoccuparsi di più perché da domani dovrà pagare per intero l’affitto o peggio, cercare un altro appartamento –e trovarlo in centro e a questo prezzo sarà arduo-. Così somigliante a quell’altro e all’altro ancora nel vagare per la stanza muovendosi a caso in cerca di ottime scuse, la rassegnazione allo schiaffo e all’ingiuria –sì, sì, picchiami pure, uccidimi, purché tutto finisca- . Purché tutto finisca e io non sappia mai perché l’ha fatto, perché si è scopato proprio la più volgare e l’ha anche portata nel mio letto. Non perché cucino troppo sano e senza burro, perché ho la fissa per la pulizia e per l’ordine, l’ossessione per il manicure e per i massaggi, per i mercatini delle pulci. Non perché non “gli ho fatto figli”, perché detesto sua madre e non gli piaccio più con i capelli corti. Non perché ho tre gatti. Gira a vuoto come un imbecille. Mi porge ora un bicchiere di qualcosa di forte ora acqua, non fa che dire esattamente tutto ciò che speravo di non dover sentire: è la scelta dei vocaboli giusti che gli manca, i troppi film di cassetta che ha visto, i libri gialli, il cervello che è in pappa perché pensa alla stronzetta che ho appena mandato via a calci in culo e che in realtà gli sta più a cuore di me, che adesso, sconvolta, mi tengo la testa tra le mani perché non si scuota troppo. Perché non vede l’ora che io mi calmi per chiamarla, e inventa scuse per andare in bagno e inviarle messaggi.
E il tradimento ha anche la mia faccia. Quella che negli ultimi tre mesi lo ha ascoltato parlare di lei e ha rimosso. Che non ci credeva viste le troppe cose in comune. Che ha accolto la confessione buttata lì tra i barattoli di passata di pomodoro, al supermercato, mentre mi guardava con in mano i peperoni. Tra le scatole di detersivo: era distratto, lo sa che non ho mai amato quello liquido.
Io sto sulla poltrona accanto all’armadio in attesa che dica altro anche se servirà a poco o niente. È già lontano, in autostrada per un romantico fine settimana con la biondina ventenne, esattamente dove siamo stati sei anni fa. Perché deve cancellare l’originale con la copia e perché quando sarà lì, le parlerà solo di me e del mio fiuto eccezionale, della mia capacità di comprensione e della mia creatività. Mai non del mio culo altruista e generoso che è poi l’unica ragione per cui mi ha voluta.
Mi ha propinato la serie a puntate del suo desiderio, puerile e vile cercava di assicurarsi il perdono ancor prima di cadere nel peccato. Perché il tradimento è sempre annunciato: dal ritardo per cena, dal cambio di finestre sul monitor appena entro nella stanza, dal cellulare sempre nascosto da qualche parte e da quello nuovo, quello che –miracolo- l’azienda si è finalmente decisa a concedergli.
Peccato amore mio, non sai cosa ti sei perso. A sapere della nuova passioncella e delle tue fughe notturne non avrei perso tempo. Perché arrabbiarmi se sono mesi che ci addormentiamo presto per non sfiorare l’argomento. Perché urlare se io per prima ho storie con altri. Per il mio super eroe mi sarei vestita da wonder woman e avrei scelto i video più hot da guardare assieme.
Per te, avrei organizzato una festa a sorpresa, io, te, e la nostra biondina che esce dalla torta.