La zona centrale di Sulawesi é decisamente meno frequentata di Toraja, e i pochi stranieri che si fermano da queste parti sono di passaggio, in viaggio verso Manado o le isole Togean. Se da un lato é vero che rispetto alla fantastica valle di Toraja o ai famosi fondali marini di Pulao Bunaken le attrazioni “turistiche” sono piú modeste, dall’altro lato c’é il vantaggio di poter viaggiare in zone ancora relativamente incontaminate e di godere al 100% della simpatia, dei sorrisi e dell’ospitalitá degli indonesiani.
Un buon posto dove fermarsi a godere la splendida natura lussureggiante é il lago Poso, il terzo lago dell’Indonesia, dove ci sono un paio di cittá interessanti con qualche hotel e un minimo giro di turisti di passaggio. La sonnolenta Pendolo é poco piú di un villaggio sulla sponda meridionale del lago, con una discreta spiaggetta, un paio di hotel e qualche warung sulla strada principale. Quasi nessuno si ferma da queste parti perché guide e blog consigliano di fermarsi a Tentena, che é piú grande e che offre qualche attrazione turistica in piú. In realtá a Pendolo vere attrazioni non ce ne sono, ma é un buon posto dove rilassarsi per un giorno tra un bus e l’altro. Uno dei due hotel ha dei bei cottage di legno sulla spiaggia, a pochi metri dalla riva. Credo che il tramonto sia stupendo ma non ho potuto vederlo a causa del solito temporalone tropicale serale che in pochi minuti ha oscurato completamente il cielo e trasformato le strade in impetuosi torrenti. A metá strada circa tra Rantepao e Pendolo ci sono piantagioni di rambutan: se é la stagione giusta consiglio di comprarli ( appena l’autobus si ferma per pochi minuti accorrono delle donne con grandi ceste ) perché sono buonissimi, i migliori che abbia assaggiato in Indonesia. Il lago si trova a circa 600 metri sul livello del mare: il clima é perfetto e la temperatura dell’acqua ideale.
Tentena é la cittá delle anguille: nel canale che attraversa il centro si possono vedere le caratteristiche “trappole” a forma di V e nel piccolo mercato anche qualche bell’esemplare, alcuni sono dei veri e propri mostri. Se la cittá in sé non offre nulla di eccezionale, i dintorni invece sono molto interessanti: le colline attorno al lago sono tappezzate di piantagioni di cacao e chiodi di garofano, tra pittoreschi villaggi e foreste incontaminate. In una di queste foreste c’é una splendida cascata particolarmente fotogenica ( air terjun Salopa ) dove si puó fare volendo anche il bagno in una delle pozze, anche se l’acqua é piuttosto fredda. L’acqua del lago é molto piú calda ed invitante, ma per trovare un posto adatto bisogna fare qualche chilometro. Il miglior modo per godersi questo bellissimo posto é affittare una bella Honda 125 e girare un po’ a casaccio tra i villaggi in riva al lago. La simpatica e intraprendente signora che gestisce l’hotel Victori affitta le moto, ha delle buone mappe ed é in grado di organizzare viaggi per qualsiasi destinazione.
Ad una cinquantina di chilometri c’é la vagamente famosa Bada valley, dove ci sono degli strani monoliti antichissimi che da anni sono oggetto di studio di archeologi e appassionati di misteri. Nessuno sa chi li abbia scolpiti e ovviamente, come nei casi delle linee di Nazca o dei Mohai dell’Isola di Pasqua, molti sono convinti che siano opera degli alieni. Sono davvero molto bizzarri e sarei andato a vederli molto volentieri, ma la strada era impraticabile a causa delle forti piogge e si poteva raggiungere la valle solo con costosissime 4×4.
L’idea di andare nella piuttosto remota Tanjung Karang era nata durante il mio precedente viaggio in Indonesia, quando a Pulau Weh incontrai i due “viaggiatori perpetui” Konni e Matt. Tra le loro storie affascinanti mi era piaciuta molto quella di Tanjung Karang, un racconto di mari turchesi incontaminati, una delle “house reefs” piú belle del mondo, locali simpatici e sempre sorridenti. Questi due viaggiatori non sono i soliti cazzari che raccontano mirabolanti avventure su un blog, sono viaggiatori con i controcoglioni che hanno viaggiato in ogni modo possibile e hanno decenni di esperienza ( ma non te la menano con l’odioso “io sono in viaggio da anni…” ). In particolare sono veri esperti di mare e fondali marini, avendo viaggiato per anni in barca e fatto immersioni quasi ovunque in Asia. E tra l’altro sono un perfetto esempio di come si puó fare viaggi avventurosi e fuori dalle rotte piú battute con uno stile di viaggio originale, che non ha nulla a che fare con quello di turisti o backpackers.
Tanjung Karang in realtá non é cosí remota come potrebbe sembrare osservando la cartina di Sulawesi: c’e’ una strada accettabile e anche un ( poco frequente ) servizio di trasporto pubblico. Rispetto a Mamasa, che invece si trova nel centro dell’isola apparentemente accessibile senza problemi, é molto piú semplice da raggiungere. C’é anche un minimo giro di viaggiatori stranieri, soprattutto divers, ma nulla che possa disturbare l’atmosfera sonnolenta del luogo. Le cose cambiano durante il week-end, quando i locali arrivano dalla cittá e si divertono con banana boats e karaoke. Purtroppo quando se ne vanno lasciano un porcile indegno di spazzatura che finisce tutta in mare ( per poi tornare sulla spiaggia con la marea ). Questa é un po’ la nota dolente non solo di questa spiaggia ma della maggior parte delle spiagge indonesiane. Non c’é alcuna cultura ecologica e spesso luoghi da favola vengono trasformati in tristi discariche.
Prima di andare a Tanjung Karang mi fermo un paio di giorni nella torrida ma amichevole Palu, dove non c’é nulla degno di nota ma dove trovo due belle ragazze sorridenti che gestiscono l’hotel e un simpatico tizio con baffi e molti tatuaggi che vende birre gelate economiche all’emporio all’angolo. Raggiungere Tanjung Karang senza prendere un taxi privato é un po’ un casino, ma con un minimo di bahasa indonesia e tempo da perdere si puó fare. Bisogna prima di tutto trovare un bemo che ti porti in un bus stand a 8 km dal centro, dopodiché si aspetta che si riempia la jeep collettiva per Donggala e infine una volta arrivati ci sono un paio di km da fare in ojek fino alla spiaggia. Ci sono varie sistemazioni possibili, anche se il 99% dei viaggiatori finisce per andare nel carissimo Prince John dive center, che ha una spiaggia privata e gestisce il business delle immersioni. Probabilmente contrattando un pacchetto con un corso o una serie di immersioni potrebbe anche essere conveniente, ma comunque non economico per gli standard indonesiani. Per quelli che invece sono qui solo per il sole, il mare, i tramonti e al massimo un po’ di snorkelling, é consigliabile pernottare in un “resort” piú a buon mercato che si trova sull’altro lato della spiaggia. Volendo poi ci sono altre sistemazioni piú spartane sulla spiaggia che offrono anche la pensione completa. Ci sono alcuni warung che fanno soprattutto pesce alla griglia ma quasi tutti vanno in quello della signora Andika: zero inglese, larghi sorrisi e ottima cucina indonesiana. Il mare é davvero bellissimo, cosí come i famosi tramonti e la fantastica barriera corallina che si trova vicino al dive center. Qui sono riusciti a preservare i coralli e i pesci dalla pesca selvaggia e il risultato é stupefacente: ci sono moltissimi enormi coralli vecchi di secoli e un’incredibile varietá di pesci ( e anche qualche tartaruga, anche se non gigante come quelle di Derawan ). Il tutto accessibile a pochi metri dalla riva, non servono tour o gite in barca, che comunque si possono fare per visitare la penisola. Prima della partenza c’é stato anche un bell’incontro al vertice tra viaggiatori “liberi” con la vulcanica Susanna di Firenze, grande viaggiatrice e indiofila, che era in viaggio con il marito e due amici proprio in quel periodo a Sulawesi. Dopo vari cambiamenti di programma ha deciso anche lei di passare qualche giorno a Tanjung Karang prima di finire il viaggio a Bali e cosí siamo riusciti ad incontrarci e a passare qualche piacevole ora a base di racconti e aneddoti di viaggi memorabili.