In effetti gli artisti degli ultimi 50 anni hanno creato non pochi problemi ad un pubblico che era – ed è tuttora – invaghito dell’arte che definisco semplice (anche se in modo un po’ grossolano), cioè di quell’arte da appendere che propone soggetti e chiari riferimenti alla realtà. Sfido chiunque a trovare più bella la Composizione con rosso, giallo e blu di Piet Mondrian rispetto alla Ronda di notte (1642), di Rembrandt: cos’è il primo se non un reticolo inutile in cui l’artista dimostra tutta la sua poca fantasia (colori primari assieme al nero e al bianco)? Come fa a non essere chiaro a tutti che il magnifico quadro di Rembrandt vince su tutta la linea?
La ronda di notte, 1642, Rembrandt
Composizione con rosso, giallo e blu, 1928, Piet Mondrian
Naturalmente entrambe le posizioni sono plausibili se l’interlocutore NON conosce un po’ di storia dell’arte. Se però ci si sofferma un istante a ragionare, l’atteggiamento cinico nei confronti di Mondrian è il risultato di un approccio sbagliatissimo, che porta la maggior parte delle persone a considerare le opere d’arte in base ad un gusto puramente estetico nonostante la svolta radicale avvenuta nel primissimo Novecento, quando uno dei più grandi (se non IL più grande) artista della storia, Marcel Duchamp, porta in auge un blasfemo anti-estetismo. “Finalmente si respira aria nuova”, ho pensato gongolando sul manuale di storia dell’arte una volta arrivata al capitolo dadaista; e di aria nuova ne tirava parecchia perché il dadaismo – assieme con il futurismo, gli espressionismi, il cubismo, il suprematismo e il costruttivismo – è stato il protagonista indiscusso della stagione artistica dei primi decenni del xx secolo, e il suo ruolo è stato talmente decisivo che alcuni artisti di metà Novecento hanno voluto riportarlo in vita, naturalmente con le debite rielaborazioni.Come si fa quindi a distinguere l’arte dalla spazzatura se viene meno il metro della bellezza? Domanda che come avrete intuito non può avere una risposta secca, e anche se ce l’avesse non la riporterei nel post di apertura, perché questa nuova e non-democratica finestra sul mondo dell’arte rischierebbe di trasformarsi in un documentario virtuale pro-sonno.
(MissVavette)