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Sull'incipit

Creato il 03 ottobre 2015 da Luz1971
Sull'incipitL'incipit. Bel problema per chi scrive. Una vera sfida. Argomento non nuovo fra i blogger che amano la scrittura, ma mi immergo anch'io in una possibile definizione, premettendo che ritengo l'incipit di fondamentale importanza nella stesura di un romanzo.  Ma andiamo per gradi.  Scrive Italo Calvino, in Se una notte d'inverno un viaggiatore: Come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già prima. La prima riga della prima pagina di ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori del libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo.
Osservando lo stile di "attacco" di tanti scrittori, a mio parere la scrittura più affascinante è quella che spezza un andamento prevedibile e lineare, e lo scrittore valido non teme di farlo proprio nell'incipit. Gli incipit che mi appassionano di meno sono quelli che riescono a focalizzare fin dalle prime righe l'inizio di una storia, così come il termine "incipit" in sé richiederebbe. Per quanto questo tipo di incipit riesca a introdurre il lettore nella narrazione in modo invitante, non riescono a piacermi realmente. Prediligo gli incipit che non abbiano uno stile "tradizionale", non abbiano quel sapore di inizio di una storia, piuttosto mi intrigano quelli che irrompono prepotentemente, che sembrano arrivare dal centro di una storia. Le mie scelte, quindi, sono sempre indirizzate in tal senso e non so se possano essere definite buone o cattive in assoluto, però, per quanto mi riguarda, le trovo di sicuro seducenti e, spesso, sublimi nel senso romantico del termine.
L'incipit è un grande problema anche per il drammaturgo o lo sceneggiatore, che deve iniziare lo spettacolo o il film non solo con le parole - anzi, a volte anche "senza" le parole, ma con azione scenica, movimento ed espressività degli attori, immagini, capaci di creare situazioni possibili.
Uno spettacolo, qualsiasi esso sia, deve molto all'apertura di sipario, che è l'equivalente dell'incipit in letteratura. E' lì che lo spettatore - che è l'equivalente del lettore... ma in una dimensione personale e collettiva allo stesso tempo - viene "afferrato", incuriosito, stimolato o anche "ingannato" e sorpreso.
Sull'incipitCosì come in Letteratura e in Drammaturgia, infatti, anche in  in musica diventa essenziale la maniera in cui si decide di esordire: leggera, lirica o sinfonica che sia, l'attacco iniziale condiziona immancabilmente la qualità e la riuscita di una composizione di qualunque tipo.Ecco alcuni fra gli incipit che mi hanno più colpito.
 
Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare – il mare – nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare.
Potrebbe essere la perfezione – immagine per occhi divini – mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità – verità – ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto da pittore.

Oceano Mare, Alessandro Baricco (il più evocativo)
È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie. E benché poco sia dato sapere delle vere inclinazioni e dei proponimenti di chi per la prima volta venga a trovarsi in un ambiente sconosciuto, accade tuttavia che tale convinzione sia così saldamente radicata nelle menti dei suoi nuovi vicini da indurli a considerarlo fin da quel momento legittimo appannaggio dell'una o dell'altra delle loro figlie.
Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen (il più "scaltro")
Penso che non si possano creare dei personaggi senza aver studiato a fondo gli uomini, come non si può parlare una lingua che a patto di averla imparata seriamente.La signora delle camelie, Alexandre Dumas (il più "onesto")
Sull'incipitL'uomo con i libri sottobraccio uscì di casa e il mondo non c'era.
Guardò meglio e vide che c'era ancora, ma una fitta nebbia lo nascondeva, forse per salvarlo da qualche pericolo. Era il solito mondo e l'uomo ne vide alcuni dettagli ai suoi piedi: una crepa sul marciapiede, un brandello di aiuola, una foglia morta per i poeti, palminervia per i botanici, caduta per gli spazzini. Poi gli apparvero il tronco di un albero, lo scheletro di una bicicletta senza ruote e una luce gialla al di là della strada. Lì si diresse.

Achille piè veloce, Stefano Benni (il più fantasioso)
 Piccola annotazione: nella mia esperienza personale mi è capitato di dovermi concentrare su incipit che risultassero particolarmente ad effetto. Talvolta ho sfruttato questo "esercizio" anche in cattedra, quando mi accorsi che portando gli alunni a soffermarsi sull'inizio di una storia, ciò risultava utile nel mio lavoro di motivazione alla lettura. Qualche anno fa in una terza curammo tutti assieme un piccolo dossier intitolato "Incipit" che fu molto utile anche durante gli esami. In particolare, i ragazzi lavorarono anche su possibili seguiti della storia, scorporando l'inizio dal seguito. Quanto ne fui tentata io stessa! Ma non volli assolutamente interferire con il loro lavoro. Di fatto, ad ognuno degli esordi avrebbe potuto seguire qualsiasi storia, ma mi vietavo di continuarla e mi limitavo a commentare l'incipit in questione immaginando soltanto la trama, i risvolti, lo stile che quello avrebbe potuto trascinare con sé. E' stata un'esercitazione quantomai divertente e stimolante.
Quale tipo di incipit preferite: quello che si può definire "lineare", che introduce il lettore gradualmente nella storia, oppure quello che irrompe con prepotenza e "stordisce" e disorienta per poi ricomporsi in seguito? 

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