Invece no. Mentre il traghetto ci portava da Piombino a Portoferraio – scalo principale dell’isola – è successo il miracolo. Il cielo un po’ alla volta si è schiarito, le nuvole sono diventate un elegante corredo del cielo azzurro e il sole ci ha riscaldato anima e cuore. Al nostro arrivo ci hanno accolti gli ospitali ragazzi di ElbAmoreMio che avevano preparato per noi un programma ricco di escursioni, pasti a base di pesce e allegre serate danzerecce (sarebbero state “danzanti” se fossi capace di ballare e se non avessi bisogno di sette birre prima di buttarmi in pista).
L’Isola d’Elba è proprio un piccolo paradiso. Un angolo mite e rigoglioso strappato al Mar Tirreno dove immergesi nella natura tramite escursioni a piedi o in mountain bike e gite sul mare, dove i fondali e le acque cristalline si rivelano generosamente agli amanti delle immersioni e dello snorkeling. Un paradiso che però va rispettato e protetto. Un duro colpo agli isolani è arrivato con l’alluvione del 2011 che ha sommerso interi paesi e a cui si sta ancora cercando di rimediare completamente, mentre l’abusivismo edilizio minaccia continuamente il quadro suggestivo delle coste elbane e a poco servono le severe leggi in materia di urbanistica se chi riconosce il piacere di ristorarsi sull’isola non ammette la necessità di preservarne i paesaggi. E poi c’è il mare, risorsa straordinaria che condiziona ogni aspetto della vita sull’isola: conoscerlo e amarlo è fondamentale per comprendere come vada protetto dall’inquinamento e dallo sfruttamento incontrollato. Le acque che circondano l’isola sono di un azzurro terso che ha pochi eguali nel Mediterraneo, ma il turismo deve sapersi piegare alle necessità di queste acque e di chi le abita in profondità.
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Proprio il turismo è la risorsa su cui l’Elba vive e prospera. Meta prediletta di turisti italiani e stranieri, la fama dell’isola ha attratto innerevoli visitatori per decenni, rendendola una destinazione di punta sin dagli anni cinquanta e sessanta. Eppure con il tempo, complice l’attuale crisi globale, anche questo fenomeno è andato mitgandosi, portando albergatori ed esercenti a diversificare le loro offerte per attrarre nuove categorie di turisti. Un lavoro estenuante, che non sempre viene supportato adeguatamente dalle amministrazioni locali. Senza un continuo rinnovo delle sue attrazioni, l’isola rischia di vivere nel ricordo di ciò che era e un giorno potrebbe non trovare più posto nel mercato del turismo internazionale.
Noi, però, abbiamo goduto della nostra visita senza intoppi né ripensamenti. Grazie anche al servizio estremamente cordiale dell’Hotel dei Coralli di Marina di Campo e alla deliziosa cucina di pesce del ristorante Da Piero presso i Bagni Iselba – di cui siamo stati viziatissimi ospiti – abbiamo apprezzato i profumi, i colori e le atmosfere dell’isola in ogni loro aspetto.
Flavio Alagia
Dopo una laurea in giornalismo a Verona, mi sono messo lo zaino sulle spalle e non mi sono più fermato. Sei mesi a Londra, un anno in India, e poi il Brasile, il Sudafrica… non c’è un posto al mondo dove non andrei, e non credo sia poco dal momento che odio volare. L’aereo? Fatemi portare un paracadute e poi ne riparliamo.
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