La Russia s’è detta pronta a prendere le difese dei curdi in Siria. Qualora la Turchia scegliesse di invadere la Siria, i russi potrebbero scatenare una nuova guerra. E qualcuno già parla di essere sull’orlo di un’ennesima guerra mondiale. Rodi Osman, capo dei curdi siriani, ha ricordato a Mosca l’esistenza di questo patto fra Siria e Russia. E i russi hanno confermato che sarebbero pronti ad innescare l’inizio di un nuovo fronte di guerra.
“Il Cremlino reagirà in qualsiasi modo” ha detto Osman. L’intervento russo nella guerra in Medio Oriente verrebbe inserito in un programma più ampio, destinato a tutelare la sovranità territoriale della Siria, che è ormai preda di attacchi a 360° al pari dell’Iraq. Rodi Osman parla poi del contributo attivo dei curdi siriani nella lotta al terrorismo. “Se la Turchia non si fosse messa d’ostacolo, il nostro intervento avrebbe dato esiti migliori”. E l’aviazione russa sta attualmente coprendo le spalle alle operazioni dei curdi siriani nella lotta alle organizzazioni terroristiche.
I timori di Ankara sono ben noti. La Turchia teme che le postazioni curde di confine possano dare origine a uno Stato autonomo. Russia e Stati Uniti sostengono l’operato dei curdi siriani, che vengono interpretati come forze alleate per contrastare l’avanzata dello Stato islamico. Ma il disappunto del primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, non s’è fatto attendere: “E’ sconcertante che gli Stati Uniti e la Nato possano sostenere un’organizzazione che colpisce al cuore della Turchia”.
E intanto l’aviazione turca ha continuato a bombardare le postazioni curde siriane, perché accusate di ripetuti attentati. Ad oggi il Cremlino invia aiuti militari ai curdi siriani, ma s’è già detto pronto ad un’offensiva qualora la Turchia dovesse attaccare. Sia il Ministero degli Esteri russo che il Servizio di Sicurezza federale hanno confermato che l’esercito di Mosca è pronto in qualsiasi momento a reagire ad un colpo di testa di Ankara. Dal Ministero degli Esteri russo fanno sapere che “il futuro della Siria dipenderà molto da cosa abbia intenzione di fare la Turchia”.
Intanto sul confine settentrionale della Siria la popolazione curda sta cercando di istituire una regione autonoma attualmente divisa da una striscia lunga 100 chilometri e sotto il controllo serrato dei ribelli islamici. Ma la risposta di Ankara non s’è fatta attendere. La Turchia ha ripetutamente accusato il PYD – il partito politico curdo fondato nel 2003 – di essere il mandante dei recenti attentati. Ma le Nazioni Unite non sono convinte delle accuse di Ankara. Pensano piuttosto che dietro gli attentati in Turchia vi sia la mano dello Stato islamico, e non del PYD come invece accusa il governo di Erdogan. Secondo Ankara, infatti, il PYD non sarebbe altro che il PKK – il Partito dei lavoratori del Kurdistan – in territorio siriano. D’altro avviso sono gli Stati Uniti e l’Unione europea, i quali attribuiscono al PKK il valore di un’organizzazione paramilitare terroristica ben lontano dagli obiettivi politici del PYD curdo.
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