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Sulla destra del legittimo impedimento

Creato il 13 gennaio 2011 da Alboino
E’ di qualche ora fa la notizia della semi-bocciatura del “legittimo impedimento” da parte della Consulta – e ci mancherebbe altro! – segno che il nostro presidente del consiglio nonostante si circondi di esimi galoppini che provvedono alla sua incolumità giuridica comunque alla Giustizia Italiana deve rispondere e per lui credo che la strada sia segnata: ha solo due alternative possibili. Ma non è di questo che volevo parlare, quanto di quello accaduto martedì scorso nella trasmissione “Ballarò”. Anticipo che purtroppo a causa di “impegni amorosi” non ho potuto assistere alla suddetta trasmissione e quindi mi rifaccio a quanto riportato nella consueta rubrica di Michele Serra su Repubblica “L’amaca”. Riporto per intero il trafiletto in questione poiché indicativo di quello che è diventato il nostro Paese.
“Difficile vedere uno spaccato della politica italiana più eloquente di quello andato in onda nell’ultimo Ballarò. Da un lato un vecchio servitore dello Stato, nonché giurista di alto profilo, Stefano Rodotà, che cercava di illustrare nel dettaglio la questione del legittimo impedimento, all’esame della Consulta. Dall’altro due giovani leader del centrodestra, Gelmini e Cota, insofferenti nei confronti di un puntiglio intellettuale non alla loro portata e soprattutto inconciliabile con la loro esigenza di semplificare, e ridurre ogni questione alla proficua banalità “con Berlusconi-contro Berlusconi”, ovvero, si capisce, “con la gente-contro la gente”.
In particolare Gelmini (che è ministro dell’istruzione, vedete un po’…) pareva strutturalmente incapace di affrontare un’analisi anche sommaria dei fatti, e cioè del motivo stesso del contendere; e continuava ad accusare di “antiberlusconismo” un Rodotà sempre più spossato, e incredulo di vedersi sgretolare davanti agli occhi non già le sue opinioni, quanto il campo stesso del dibattito. Rodotà incarna, agli occhi della nuova leva del potere italiano, piccolo-borghese e di destra, quanto di più detestabile: perché è un signore, perché è un intellettuale, perché è di sinistra. Nel vederlo soccombere (sia pure con infinita dignità) e soccombendo insieme a lui, ci siamo resi conto di quanto la sconfitta della cultura sia anche la sconfitta della realtà. E viceversa”.
A questo punto si può solo aggiungere Povera Patria!

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