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Sulla libertà di espressione degli omofobi

Creato il 18 marzo 2015 da Alby87

Supponiamo che io domani abbia una giornata molto, molto sgradevole. Una di quelle in cui, come si dice, “mi sale il nazismo”. Poiché mi è salito il nazismo, decido di girare un v-log in cui dico che gli ebrei sono inferiori, condendo il tutto con svastiche e roba simile.

Cosa pensate accadrebbe dopo?

Ipotizzo:

  • Un flame che non finisce mai
  • Telefonate dagli amici in cui mi si chiede che cazzo sto facendo
  • Gli animalisti condividono il mio video dicendo che questi sono i malvagi protestini
  • Pro-test mi sbatte fuori dal direttivo, perché non può permettersi di associarsi così strettamente a un nazista
  • Litigo con un po’ di finti amici su internet, e forse anche con quelli veri
  • I giornali di oggi sono spesso disperatamente a caccia di notizie. C’è caso che finisca su qualche quotidiano
  • Al prossimo colloquio di lavoro tutti si ricorderanno del mio video nazista e difficilmente mi assumeranno
  • Gli ebrei che conosco mi tolgono il saluto
  • Gli ebrei che non conoscono si segnano il mio nome per boicottarmi se dovessero incrociare la mia strada

E via elencando, possono esserci molte altre conseguenze.

Vi sembrano strane o esagerate queste?

Supponendo che il mio video fosse serio, che esprimesse dunque davvero le mie opinioni senza intenti satirici … In quel caso direi che sono conseguenze normalissime. Ho detto delle cose, anche piuttosto gravi, subisco delle conseguenze, anche piuttosto gravi.

“E la libertà di espressione, eh? Eh?! EH?!”

È arrivato il momento opportuno per parlare della libertà di espressione e delle rappresentazioni esagerate cui è sottoposta. “Non sono d’accordo con te, ma darei la vita per il tuo diritto di dire la tua opinione”… Non l’ha manco detto Voltaire. E siamo sicuri che sia vero? Anche se sapessimo che quella è una bugia? Anche se fosse una bugia potenzialmente dannosa?

Io non credo che daremmo la vita per permettere a qualcuno di sparare minchiate offensive e pericolose. Al massimo potremmo a fatica tollerare pacificamente in nome del quieto vivere che il soggetto in questione le dica.  Ma non significa che poi debba starci anche simpatico, che dobbiamo esserci amici, andarci a cena insieme, dargli bacini sulla guancia. I rapporti sociali non funzionano così, non dobbiamo a tutti amicizia, simpatia e amore. Dobbiamo a tutti un minimo costituzionale di tolleranza, ma non di più.

Penso che questa vignetta riassuma benissimo il concetto.

Sulla libertà di espressione degli omofobi

Libertà di espressione significa solo che, in teoria, uno dovrebbe poter dire ciò che vuole senza poter essere incarcerato. Non significa nient’altro, non significa che ci piaccia quello che dice, non significa che non subirà giudizi negativi, boicottaggi, contestazioni; non significa che non sarà escluso da certi circoli, che non sarà bannato da un forum su internet o in generale che non subirà nessuna conseguenza personale per ciò che dice, anzi! È sicuro che se si muove male subirà delle conseguenze! Solo, non sarà arrestato.

E qui inizia e qui finisce la libertà di espressione: puoi esprimerti senza essere arrestato (e senza essere picchiato o ucciso, ça va sans dire, ma il diritto a non essere picchiati o uccisi è già tutelato).

Ancora una volta si confonde un principio legislativo con un principio etico universale … la legge ha dei suoi criteri, ma c’è tutto un campo dei comportamenti umani su cui la legge non ha voce in capitolo. Libertà di espressione non può in nessun mondo possibile significare “dire ciò che si vuole senza alcuna conseguenza né giudizio negativo”; quando si dice qualcosa si subiscono conseguenze e si viene giudicati. Se non volete essere giudicati male e dunque essere allontanati o emarginati o boicottati, tacete.

Dunque arriviamo al punto del titolo: gli omofobi si lamentano della loro libertà di espressione, messa in pericolo dalla legge Mancino aggiornata Scalfarotto, dai boicottaggi di Barilla o di Dolce & Gabbana e da tutta una serie di altre cazzate.

È vero?

Sulla libertà di espressione degli omofobi

La risposta è no, perché la libertà di espressione come la intendono loro, cioè al di sopra di qualsiasi possibile conseguenza, non esiste, non è mai esistita, non l’ha mai avuta nessuno nella storia.

È in pericolo la loro libertà di esprimersi senza conseguenze, nel senso che aumenteranno le conseguenze negative per ciò che dicono? Sicuramente quello sì, ma è normale, già ora non sono liberi di dire qualsiasi cosa senza nessuna conseguenza, e nemmeno io lo sono; anche quello che sto scrivendo qui può avere conseguenze. Certo le conseguenze che gli omofobi subiranno andranno ad aumentare nel tempo, ma non, o non principalmente, per la legge Scalfarotto.

Quando gli omofobi erano maggioranza schiacciante e dettavano legge, dirsi a favore anche solo della libertà di essere omosessuali era pericolosissimo. Magari non ti mandava in galera (non sempre almeno), ma ti faceva diventare un reietto della società, ti inimicava tutti, ti attirava addosso critiche, offese, boicottaggi eccetera … più o meno come se oggi uno si dicesse favorevole alla pedofilia, per intenderci. Dunque la gente non si sentiva liberà di farlo, anche se magari la legge non lo puniva.

Ciò è perfettamente normale: un’opinione attira critiche e conseguenze negative. Se nella situazione specifica quelle critiche siano giuste è da valutarsi nel merito dei contenuti. Se mi dite “è giusto o è sbagliato che un’opinione sia giudicata negativamente e boicottata?”, io, che non amo l’ipocrisia, vi dirò onestamente e abbastanza banalmente che dipende dall’opinione; alcune meritano di essere boicottate, altre no. Me che un’opinione minoritaria, bugiarda e offensiva sia repressa attraverso le reazioni negative che stimola è fisiologico.

Il dibattito pubblico non è un luogo pacifico. Certo, le persone non vengono uccise per quello che dicono, in una democrazia. In una battaglia di idee non devono esserci per forza persone fra le vittime. Ma che in una battaglia di idee ci siano idee fra le vittime è scontato. Nelle battaglia di idee  che si sta combattendo sul fronte dei diritti LGBT c’è un ideale molto dannoso, quello omofobico, che deve necessariamente morire, o quanto meno trovarsi con le gambine spezzate. Se i diritti LGBT trionferanno come sembra stia accadendo, all’omofobia non resterà un osso intero.

Oggi se dicessi che gli ebrei secondo me sono una razza inferiore non lavorerei più da nessuna parte; se fossi un imprenditore la mia azienda fallirebbe. È normale e in questo caso anche giusto che sia così. Se l’omofobia sarà sconfitta definitivamente nessuno potrà pensare di dire che gli omosessuali sono inferiori senza rischiare le medesime conseguenze; ciò accadrà naturalmente, ci sono già dei passi promettenti in quella direzione. Quindi sì, Eugenia, mettiti l’anima in pace, è esattamente quello l’obbiettivo: che tu abbia un attimino di timore e ci pensi due volte prima di sparare puttanate omofobiche. Ed è un obbiettivo del tutto normale; forse che voi non fate la stessa identica cosa? Adesso la tua degna compare Costanza Miriano pubblicizza la sua scelta di comprare D&G per sostenerli, il che non è che un boicottaggio al contrario, stesso principio. E poi, dai, lo sappiamo tutti qual è la strategia che state operando ad esempio nelle scuole. State cercando di coinvolgere quella ristretta minoranza di genitori che sono “dalla vostra” per causare ogni genere di problemi a insegnanti o formatori che facciano informazione sulle tematiche LGBT nelle scuole. Anche un solo genitore piantagrane per scuola può dare bei problemi; voi lo sapete, e infatti il vostro obbiettivo è che chi conduce progetti educativi contro l’omofobia incontri tante di quelle rogne da ripensarci. Tu e i tuoi volete spaventarci, volete che ci pensiamo due volte prima di dire che gli omosessuali devono avere gli stessi diritti degli eterosessuali, e aggiungo: tu vuoi che noi gay ci pensiamo due volte prima di dire che siamo gay.

Io voglio che tu ci pensi due volte prima di provare a boicottare la mia vita. Che vuoi farci, noi gay siamo ipersensibili e permalosi.

Quella di Elton John che invita a boicottare Dolce & Gabbana non è affatto una “aggressione fascista”, è una sua libera opinione e linea di azione politica, come lo è quella di Dolce & Gabbana, che hanno deciso per qualche ragione di dar manforte al già attrezzato movimento omofobico italiano. Se loro sono liberi di dire che sono contro le famiglie omosessuali, aiutando così i gruppi omofobici nelle loro battaglie discriminatorie, invitare le vittime di queste discriminazioni che essi contribuiscono ad alimentare a boicottarli è il minimo. Pensare che Elton John debba trovare simpatici Dolce & Gabbana nonostante tutto, e non sia libero di pronunciarsi contro di loro se essi fanno delle affermazioni omofobiche… quello è davvero fascista.

Che cosa pensate di fare, signori “siamo troppo ricchi per interessarci di diritti civili”? Cosa pensate di fare, Eugenia Roccella & co.? Pensate di poter costringere la gente a comprare spaghetti Barilla e profumi Dolce & Gabbana?

Questo no, davvero non lo potete fare, non in nome della libertà di espressione. Se lo fate in nome del fascismo è ok, ma non in nome della libertà di espressione. Se scelgo di comprare Dolce & Gabbana è una mia libera scelta in un libero mercato, fatta per motivi miei che non sono neanche tenuto a spiegare. Se scelgo di non comprarla, idem. Che è un po’ lo stesso discorso fatto una volta con Barilla … ficcatevelo in testa: se a me non piace come si acconcia i capelli Barilla, posso decidere di non comprare più Barilla per quella ragione, e non siete nella posizione di frantumarmi gli zebedei. I politici devono stare attenti a ciò che dicono per non perdere voti, gli stilisti culattoni devono stare attenti a quello che dicono per non perdere clienti. Se il mio barbiere mi chiama “frocio” o mi fa un qualsiasi altro sgarbo io non vado più da lui, è mio diritto essenziale non andare più da lui, e non solo: dirò a tutti che è stato maleducato con me suggerendo agli altri potenziali clienti di non andarci per questa ragione.

Ed è quello che CHIUNQUE farebbe. Fascismo? Miei cari, se questo è il fascismo, siamo tutti fascisti. Ma Eugenia Roccella e Gabbana più di me: almeno io non mi sono mai permesso di pensare che lei debba per forza amare il Gay Pride o trovarmi simpatico che se no è “fascista”.

“Ma non è una reazione esagerata l’invito al boicottaggio?”

Ma proprio PER NIENTE! È un mezzo di lotta politica assolutamente ordinario, è una reazione così immediata, semplice e banale da essere perfino definita delle più blande. C’è in corso una battaglia politica. Il boicottaggio di per sé è uno strumento di battaglia politica, ed uno semplice e a bassissimo contenuto di violenza; come mezzo è assolutamente normale, anche troppo moderato. Il boicottaggio è l’equivalente politico di smettere di andare dal barbiere maleducato. L’invito al boicottaggio è l’equivalente politico di raccontare a tutti che è un cafone. E se continuate ad andare dal barbiere che è un cafone con voi… ragazzi miei, a meno che non sia l’unico barbiere della città, siete voi che siete scemi, non io che son fascista.

Ovviamente, questo non significa che tutti i boicottaggi siano buoni; come ho già detto altre volte, il mezzo non giustifica i fini, al massimo il contrario. Quindi no, ovviamente non giustifico per esempio il boicottaggio delle associazioni animaliste verso le raccolte fondi per la ricerca; no, non giustifico l’anti-boicottaggio di quegli omofobi che si sono scoperti fan di D&G. Giustifico i boicottaggi che ritengo giusti, condanno quelli che non lo sono. Di per sé, il boicottaggio non è né giusto né sbagliato, è solo un normale, pacifico strumento di lotta politica, nobilitato o immiserito dallo scopo della battaglia.

E i miei boicottaggi, dunque, sono buoni o cattivi? Dove vogliono arrivare? Quali sono i miei dittatoriali e perfidi intenti?

Mettiamola così: se veniste a sapere che una persona della vostra compagnia parla male di voi alle vostre spalle, cosa vi piacerebbe che accadesse? Probabilmente non vi spingereste a ucciderla o malmenarla, ma sicuramente non ci restereste amici, cerchereste per quanto possibile di non vederla, probabilmente si inizierebbe a pensare che vi sta antipatica e la compagnia tenderebbe a dividersi … alle meno peggio, parlereste male anche voi di lei, sperando che finisca con l’essere esclusa dalla compagnia in modo da non doverci più avere a che fare. Se la vostra compagnia vi trova molto simpatici e preferisce perdere l’amicizia dell’altro piuttosto che la vostra, probabilmente ciò accadrà.

Questo è quello che auspico accada agli omofobi. Che siano esclusi dalla compagnia, che ci pensino due volte prima di dire che i gay sono “contro natura” o che devono curarsi; e non perché qualcuno nel caso li mandi in carcere, ma perché quando lo dicono si alienano la compagnia (la società).  Un giorno gli amici non li inviteranno più a cena sapendo che sono omofobi, e loro per questa ragione probabilmente decideranno di smettere di dirlo o di dirlo di meno. In questo modo sarebbero sostanzialmente ridotti all’impotenza e io sarei perfettamente soddisfatto.

No, non li vorrei vedere in carcere. Sarebbe come picchiare quella persona che parla male di voi, no? Certo, una parte di me fa quella fantasia, come una parte di me fantasizza di prendere a pugni chi mi sta antipatico … ma non penserei mai di farlo davvero. Sarebbe esagerato, inappropriato salvo casi estremi, e creerebbe pure un martire. Ma la Mancino non manda mai in carcere nessuno e non incomincerà certo adesso che vogliono mutilarla col salvavescovi. Fondamentalmente la Scalfarotto è utile soprattutto, per non dire soltanto, per il suo valore simbolico: lo stato riconosce che l’omofobia non è un valore civile. È un passo importante perché la società tutta inizi a riconoscerla come incivile.

E questo gli omofobi lo sanno e lo temono. Non temono affatto il carcere, sanno che non ci andranno mai. Temono il giorno in cui non saranno invitati a cena dagli amici perché  hanno parlato male dei gay.

E hanno ragione, è una prospettiva concreta, e se fossi in loro la temerei anche io.

Deo gratias, non sono in loro.

 

Ossequi.



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